Polemiche per la gestione dell’emergenza da parte delle autorità locali e statali nelle Hawaii, per gli incendi che hanno distrutto la città di Lahina e provocato 93 morti. Il disastro, considerato il più grave in oltre 100 anni di storia americana, avrebbe messo a nudo le inefficienze del servizio d’emergenza. Secondo le prime ricostruzioni, gli avvisi d’allerta sui cellulari sarebbero partiti in ritardo, e le sirene non sarebbero proprio scattate.
“Quando gli incendi sono divampati nelle zone remote dell’isola non ci sono stati testimoni e riprese video che potevano documentare l’emergenza,” ha dichiarato al Wall Street Journal David Shew, consulente per il dipartimento forestale della California.
Le Hawaii hanno un sistema che aziona sirene d’allarme considerato tra i migliori negli Stati Uniti, in grado di segnalare pericoli diversi, dagli incendi agli uragani. Secondo le prime informazioni, nessuna delle sirene sarebbe stata azionata martedì, quando è divampato il primo incendio, mentre erano attivati altri sistemi d’emergenza, come la notifica automatica sui cellulari, un servizio ben noto negli Stati Uniti.
Lo Stato delle Hawaii ha mandato 15 alert sui cellulari, usando il sistema integrato, quando però era già troppo tardi. Le fiamme, spinte dai venti dell’uragano Dora che proveniva da Sud, si sono mosse a una velocità eccezionale, impedendo poi le comunicazioni. Lo stesso governatore, il democratico Josh Green, ha ammesso di non avere la certezza che il sistema d’allarme di Maui abbia funzionato correttamente. “La velocità di propagazione delle fiamme potrebbe aver danneggiato le infrastrutture, e reso inutilizzabile il sistema d’allarme,” ha affermato Green.
Gli abitanti dell’isola hanno dichiarato ai media di non aver sentito sirene. Su questo punto si concentrerà l’inchiesta annunciata dal procuratore federale delle Hawaii Anne Lopez. Sotto la lente anche la risposta delle autorità.