Cominciata il 26, si conclude il 28 ottobre 1922 la “Marcia su Roma” con la quale le camicie nere fasciste conquistano il potere. Vittorio Emanuele III si rifiuta infatti di firmare lo stato d’assedio usando l’esercito contro i manipoli di Benito Mussolini. Inizia di fatto una dittatura che si concluderà il 25 luglio del 1943.
La decisione di un’azione forte da parte del partito fascista venne presa il 16 ottobre, nel corso di una riunione a Milano del gruppo dirigente: a guidare l’insurrezione sarebbero stati De Vecchi, De Bono, Balbo e Bianchi. Il 24 ottobre, al Congresso fascista di Napoli, Mussolini ufficializzò la decisione: “O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma”. Le squadre fasciste avrebbero quindi dovuto occupare zone chiave dell’Italia centrale. Su Roma, nello specifico, avrebbero dovuto marciare 26.000 uomini, che partirono il 27 ottobre alla volta della capitale, mentre Mussolini restò a Milano.
Nella notte tra il 27 e il 28 ottobre, il presidente del consiglio Luigi Facta convocò il Consiglio dei ministri per predisporre il decreto di stato d’assedio, grazie al quale il governo riceveva pieni poteri per fermare l’avanzata dei fascisti con l’esercito; cosa che effettivamente avvenne la mattina del 28, quando le bande fasciste vennero momentaneamente fermate a Civitavecchia, Orte, Avezzano e Segni. Vittorio Emanuele III, però, ricevuto il decreto che avrebbe dovuto necessariamente firmare per renderlo efficace, si rifiutò di sottoscriverlo. Cadde quindi il presidente del consiglio, al posto del quale il re propose a Mussolini un ministero con Salandra. Il duce, ormai forte della debolezza dimostrata dal re, rifiutò chiedendo per contro un governo esclusivamente fascista. Il 29 ottobre Vittorio Emanuele cedette alle pressanti richieste e chiese formalmente a Mussolini di formare il nuovo esecutivo. Quando i fascisti entrarono a Roma, dunque, tutto era già stato deciso e quella che doveva essere una marcia di conquista si trasformò in una semplice parata. Basti pensare che il duce stesso arrivò nella capitale a bordo del vagone-letto di un treno proveniente da Milano, e già il 30 ottobre sottopose al re la lista dei suoi ministri.
Negli anni successivi la Marcia su Roma venne celebrata come il prologo della “rivoluzione fascista” e il suo anniversario divenne il punto di riferimento per il conto degli anni secondo l’era fascista.