Politiche che tengano conto degli impatti climatici evitati possono promuovere l’uguaglianza economica

La maggioranza della popolazione mondiale, in particolare le famiglie a basso reddito, potrebbe beneficiare economicamente delle politiche climatiche già entro il 2030, se ben attuate: lo studio
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In un nuovo articolo appena pubblicato nel primo numero della nuova rivista dell’editore Cell Press, i ricercatori del CMCC presentano risultati chiave riguardanti le sfide interconnesse della disuguaglianza e dei cambiamenti climatici nel XXI secolo. Lo studio combina scenari di sviluppo demografico, crescita economica e proiezioni sulla disuguaglianza, rilevando che la recente tendenza della disuguaglianza globale, ovvero quella di essere dominata dalla disuguaglianza all’interno dei singoli Paesi, è destinata a continuare nel corso del XXI secolo, mentre la disuguaglianza economica tra Paesi potrebbe ridursi.

Le politiche climatiche e la disuguaglianza globale risultano fortemente interconnesse. Lo studio rileva che le prime, se attuate in modo isolato, possono aggravare la seconda. Tuttavia, l’introduzione di un “dividendo climatico” o la ridistribuzione dei proventi ricavati dalla tassazione delle emissioni di carbonio ai cittadini possono compensare questo aumento della disuguaglianza, portando in ultima analisi a una sua riduzione a livello globale.

La ricerca analizza in particolare i costi di mitigazione e degli impatti dei cambiamenti climatici e degli schemi di ridistribuzione e dimostra che politiche climatiche ben progettate, inclusa una carbon tax globale e schemi di ridistribuzione, possono portare a risultati progressivi: le fasce di popolazione a basso reddito beneficerebbero maggiormente degli impatti climatici evitati e delle ridistribuzioni mirate.

Le implicazioni distributive sono molto importanti anche per l’accettazione sociale e il sostegno alle politiche climatiche. La ricerca analizza i vincitori e i perdenti delle politiche climatiche, considerando gli impatti economici nei diversi Paesi e gruppi di reddito e rivela che, entro la metà del secolo, la maggior parte della popolazione globale (58%), in particolare le famiglie a basso reddito, potrà beneficiare di politiche climatiche ben attuate già entro il 2030.

Johannes Emmerling, Senior Scientist al CMCC e primo autore dello studio, ha dichiarato: “la nostra ricerca sottolinea l’intricata relazione tra cambiamenti climatici e disuguaglianza. Attuando strategie ben progettate, abbiamo il potenziale non solo per combattere il cambiamenti climatici, ma anche per promuovere l’uguaglianza economica. Le scelte che facciamo oggi daranno forma a un futuro più sostenibile ed equo per le generazioni a venire. Nel caso specifico dell’Italia i risultati suggeriscono che, introducendo un dividendo climatico, gli impatti economici legati al raggiungimento dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi di contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C a fine secolo migliorerebbero per circa la metà della popolazione al 2030, e per tutta la popolazione entro il 2050”.  

I risultati del lavoro, pubblicato su Cell Reports Sustainability, hanno ampie implicazioni per decisori politici, sostenitori della tutela dell’ambiente ed economisti che lavorano per un mondo più sostenibile ed equo.

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