Il 20 gennaio 1969 la scoperta della prima pulsar, nella Nebulosa del Granchio

La scoperta della Pulsar del Granchio fu un evento rivoluzionario per l'astronomia
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Il 20 gennaio 1969, Jocelyn Bell Burnell, una studentessa di dottorato all’Università di Cambridge, scoprì la prima pulsar. Oggi è nota come Pulsar del Granchio, si trova al centro della Nebulosa del Granchio, un resto di supernova situato a circa 6.500 anni luce dalla Terra.

La scoperta della prima pulsar

Bell Burnell stava lavorando a un progetto di ricerca che utilizzava un radiotelescopio per studiare le sorgenti radio celesti. Mentre esaminava i dati raccolti, notò un segnale radio che si ripeteva regolarmente ogni 0,033 secondi. Questo segnale era molto diverso da qualsiasi altra cosa fosse mai stata osservata prima, e non riuscì a spiegarsi cosa potesse essere.

In seguito, Bell Burnell e il suo supervisore, Antony Hewish, proposero l’ipotesi che il segnale fosse prodotto da una stella di neutroni, un residuo compatto di una stella che è collassata su se stessa alla fine della sua vita. Le stelle di neutroni sono molto dense, con una massa pari a quella del Sole in un volume di circa 10 km di diametro. La loro rotazione molto veloce, che può raggiungere centinaia di volte al secondo, genera un campo magnetico molto intenso. Questo campo magnetico può accelerare i protoni e gli elettroni a velocità relativistiche, che poi emettono radiazioni elettromagnetiche.

La scoperta della Pulsar del Granchio fu un evento rivoluzionario per l’astronomia. Fu la prima prova definitiva dell’esistenza delle stelle di neutroni, e ha aperto la strada a una serie di nuove scoperte. Le pulsar sono oggi utilizzate per studiare la struttura e l’evoluzione delle stelle, la natura del campo magnetico interstellare e la fisica delle onde gravitazionali.

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