I resilienti astronauti del Programma Mercury e gli “strani test”

Sottoposti al buio e a una temperatura leggermente superiore a quella del corpo, dovevano affrontare ore di completo silenzio
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Nel fervore della corsa allo spazio durante la Guerra Fredda, il Programma Mercury rimane una tappa fondamentale nella storia dell’esplorazione spaziale degli Stati Uniti. Benché non abbia raggiunto l’obiettivo di portare il primo uomo intorno alla Terra – un traguardo che fu invece conquistato dai russi con Yuri Gagarin nel 1961 – il programma ha gettato le basi per il successo futuro e l’esplorazione della Luna nel 1969.

Gli “strani test” degli astronauti del Programma Mercury

Il fallimento iniziale non è da considerarsi un passo indietro, ma piuttosto un trampolino di lancio. Il Programma Mercury ha contribuito in modo cruciale allo sviluppo delle tecnologie necessarie per l’ambizioso obiettivo lunare e alla rinnovazione della microtecnologia, fondamentale per i computer di bordo dei razzi e dei satelliti.

Uno degli aspetti più controversi del Programma Mercury è stato il rigoroso percorso di addestramento imposto agli astronauti, caratterizzato da test estremi sia dal punto di vista fisico che psicologico. Uno di questi test, noto come test di deprivazione sensoriale, ha suscitato polemiche e ha avuto conseguenze psicologiche durature sugli astronauti.

In questo test, gli astronauti venivano immersi in grandi vasche d’acqua salata, il loro corpo galleggiante liberamente. Sottoposti al buio e a una temperatura leggermente superiore a quella del corpo, dovevano affrontare ore di completo silenzio, con ogni fonte di rumore accuratamente allontanata. Le conseguenze di questa esperienza erano psicologicamente impattanti, portando gli astronauti a vivere potenti allucinazioni, talvolta sconcertanti.

Mentre alcuni perdevano conoscenza dopo diversi minuti di isolamento, altri affrontavano il test di deprivazione del sonno, un’esperienza ancora più traumatica, sotto la stretta osservazione degli psicologi. La NASA si rese conto dell’eccessiva durezza dei test quando persino piloti esperti cominciarono a fallire o a manipolare i risultati.

Wally Funk

Un’eccezione notevole fu Wally Funk, una delle prime pilote dell’aeronautica statunitense. Riuscì a superare il test di deprivazione sensoriale rimanendo per 10 ore e 35 minuti nella vasca senza sperimentare allucinazioni. Come fece? In modo sorprendentemente semplice.

Anni dopo la sua esperienza alla NASA, Funk rivelò che prima del test dormì abbondantemente. Durante l’esame, completamente isolata dagli osservatori, si rannicchiò in posizione fetale, nascondendo il volto alle telecamere. Quando i medici cercavano di attirare la sua attenzione, lei rispondeva tranquillamente, attribuendo la sua apparente sordità all’acqua nelle orecchie.

Questo episodio non solo illustra la tenacia degli astronauti del Programma Mercury, ma solleva domande sul prezzo umano pagato per raggiungere le stelle. Il sacrificio psicologico degli uomini e delle donne che hanno sfidato l’ignoto, come Wally Funk, continua a suscitare riflessioni sulla resilienza umana e sugli ostacoli superati nella conquista dello spazio.

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