L’Etna come laboratorio terrestre per le prossime missioni spaziali: scoperto un vulcano gemello su Venere

Un nuovo studio scientifico ha scoperto che il vulcano di Venere Idunn Mons ha caratteristiche molto simili a quelle dell'Etna e propone di utilizzare il vulcano siciliano come laboratorio terrestre per le prossime missioni spaziali
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MeteoWeb

Ieri è stato pubblicato su Icarus – autorevole rivista scientifica dedicata al campo delle scienze planetarie – un importantissimo studio scientifico realizzato da un gruppo di ricercatori italiani e internazionali a cui ha partecipato anche il geologo Nicola Mari (affiliato all’Università di Pavia) che nei mesi scorsi ha scoperto lave simili a quelle di Mercurio sull’isola di Cipro. Nello lavoro di ricerca, gli scienziati hanno scoperto che il vulcano Etna è analogo di un vulcano di Venere, chiamato Idunn Mons, e potrà ora essere usato per le future missioni su Venere.

Lo studio si intitola proprio “L’Etna come laboratorio terrestre per indagare la recente attività vulcanica su Venere mediante future missioni: un confronto con Idunn Mons, Venere” e spiega come “le missioni su Venere recentemente selezionate hanno aperto una nuova era per l’esplorazione di questo pianeta. Queste missioni forniranno informazioni sulla chimica dell’atmosfera, sulla geomorfologia, sulla composizione della superficie da locale a regionale e sulla reologia dell’interno. Una questione scientifica chiave che queste future missioni dovranno affrontare è se Venere rimane vulcanicamente attivo e, in tal caso, come si sta attualmente evolvendo il suo vulcanismo. Pertanto, è fondamentale analizzare appropriati siti analoghi terrestri per lo studio del possibile vulcanismo attivo su Venere. A questo proposito, proponiamo l’Etna – uno dei vulcani più attivi e monitorati della Terra – come un laboratorio terrestre adatto per indagini remote e in-situ da eseguire nelle future missioni su Venere. Essendo caratterizzato da prodotti vulcanici sia effusivi che esplosivi, l’Etna offre l’opportunità di analizzare molteplici stili eruttivi, sia monitorando il vulcanismo attivo sia identificando la possibile occorrenza di attività piroclastica su Venere. Confrontiamo direttamente l’Etna con Idunn Mons, uno dei vulcani potenzialmente attivi più promettenti di Venere. Nonostante le due strutture mostrino una topografia diversa, mostrano anche alcuni interessanti punti di confronto, e in particolare: a) contesto morfo-strutturale comparabile, poiché entrambi i vulcani interagiscono con una zona di rift, e b) campi vulcanici morfologicamente simili attorno ad entrambi gli etnei. e Idunn mons. Data la sua facilità di accesso, proponiamo anche l’Etna come sito analogico per studi spettroscopici di laboratorio per identificare le tracce di depositi vulcanici inalterati su Venere“.

Ai microfoni di MeteoWeb il geologo Nicola Mari spiega tutti i dettagli di questo studio.

Cosa avete fatto nello specifico?

Abbiamo proposto l’Etna come un possibile analogo terrestre per lo studio del vulcanismo attivo su Venere, che è uno degli obiettivi principali delle future missioni che studieranno Venere. Questo lavoro è stato reso possibile grazie ad una collaborazione scientifica senza precedenti tra i team delle varie missioni già selezionate o proposte per il lancio su Venere. In particolare, questa collaborazione include le leadership delle missioni già selezionate NASA DAVINCI e Roscosmos Venera-D, oltre a Co-investigatori e membri del team delle missioni NASA VERITAS, ESA EnVision ed ISRO Shukrayaan-1.
In particolare, dopo aver condotto una spedizione scientifica sull’Etna, abbiamo comparato l’Etna con Idunn Mons, un vulcano di Venere, che in base ai dati attualmente disponibili si ritiene abbia eruttato in tempi geologicamente recenti. Ciò che abbiamo riscontrato è che: 1) entrambi i vulcani interagiscono con una zona di rift tettonico (spaccatura e allontanamento tra placche crostali); e 2) strutture vulcaniche di piccole dimensioni sui fianchi di Idunn Mons sono morfologicamente simili ai coni di scorie presenti sui fianchi dell’Etna“.

Quale è stato il suo compito in questo lavoro?

Assieme a Piero D’Incecco (INAF), primo autore dello studio, abbiamo prelevato i campioni di lava durante la missione scientifica di campionamento sull’Etna, consigliando ad un team internazionale di ricercatori in quali aree del vulcano campionare le lave, provenienti da diverse eruzioni passate. Inoltre, sono il referente della parte geochimica di questo progetto.”.

Quali implicazioni hanno le scoperte di questo studio per il vulcanismo di Venere?

Il vulcanismo venusiano è comparabile al vulcanismo dei vulcani hawaiiani, ovvero attività di colate di lava molto fluida, senza esplosioni. Ma ciò che abbiamo riscontrato in questo studio indica un ulteriore stile eruttivo prima impensabile su Venere: attività esplosiva! Infatti, la presenza su Venere di strutture vulcaniche morfologicamente simili ai coni di cenere terrestri, che invece sono tipici di un vulcanesimo esplosivo, apre una serie di interrogativi sulla possibilità che anche su Venere – seppur localmente – possano verificarsi episodi di vulcanesimo esplosivo. Le future missioni su Venere ci aiuteranno a far luce anche su questa possibilità, che se confermata rivoluzionerebbe la visione attuale che abbiamo del vulcanismo venusiano“.

Quali sono le implicazioni di questo lavoro per le future missioni su Venere?

La facilità di accesso all’Etna permetterebbe di prelevare ulteriori campioni di lava che saranno poi utilizzati per studi di laboratorio, e verranno poi comparati con quelli prodotti dalle future missioni su Venere – aiutandoci a definire il livello di similarità con le lave dei vulcani venusiani. Inoltre, essendo estremamente attivo, l’Etna ci permetterà di testare tecniche di analisi dei dati radar per l’individuazione di possibile attività vulcanica in corso anche su Venere. L’individuazione di attività vulcanica sarà, infatti, uno degli obiettivi principali delle future missioni. La facilità di accesso permetterà anche di utilizzare l’Etna come possibile area di test per operazioni di perforazione del suolo da parte dei lander che atterreranno sulla superficie di Venere, grazie a future missioni come la Roscosmos Venera-D“.

Quale sarà ora il futuro di questo progetto? 

Questo studio si propone come un primo ed innovativo passo in avanti per l’identificazione e lo studio del vulcanismo attivo su Venere, attraverso un’attenta selezione di possibili analoghi terrestri. Il presente lavoro di ricerca può essere infatti considerato a tutti gli effetti come il primo tassello del progetto “Analogs for VENus’ GEologically Recent Surfaces” (AVENGERS). Il progetto AVENGERS è stato ufficialmente presentato alla Lunar and Planetary Science Conference a Houston lo scorso anno, e durante i prossimi anni si occuperà di selezionare e studiare una serie di vulcani attivi sulla Terra che possano fungere da analoghi per Venere. Lo studio dei vulcani attivi sulla Terra ci aiuterà a comprendere meglio i processi genetici dietro la formazione dei vulcani di Venere. Quest’analisi compariva ci fornirà preziosi indizi sull’evoluzione geologica di Venere, aiutandoci a capire come due pianeti tanto simili in termini di dimensioni e struttura interna abbiano poi subito un percorso evolutivo diametralmente opposto, che ha portato Venere ad essere un luogo completamente inospitale per la vita, al punto di essere considerato come il gemello infernale della Terra“.

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