Il più grande primate al mondo si è estinto a causa del clima: lo studio

Gigantopithecus blacki, da quanto emerge, avrebbe faticato di più ad adattarsi all'ambiente in evoluzione rispetto ad altri primati
MeteoWeb

Il Gigantopithecus blacki, un primate vissuto in Cina e alto circa tre metri, si è estinto a causa della difficoltà ad adattarsi al cambiamento climatico che ha vissuto. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati della Macquarie University di Sydney. Il team, guidato da Yingqi Zhang e Kira Westaway, ha raccolto e datato campioni fossili provenienti da 22 grotte nel sud della Cina. Le analisi dei denti di G. Blacki e Pongo weidenreichi, anch’esso estinto, sono state utilizzate per determinare variazioni nell’alimentazione e nel comportamento delle due specie.

Lo studio

L’analisi dei pollini, riportano gli studiosi, indica che 2,3 milioni di anni fa l’ambiente era costituito da fitte foreste, ideali per la sopravvivenza del grande primate. Si pensa che entrambe le specie vivessero in queste aree boschive a chioma chiusa, con una discreta variabilità alimentare stagionale e una costante disponibilità di acqua. Durante la finestra di estinzione, tra 295 e 215 mila anni fa, i cambiamenti nelle comunità vegetali e forestali potrebbero aver provocato una transizione nell’ambiente a cui il G. blacki non è stato in grado di adattarsi.

Anche le evidenze fossili suggeriscono che il paesaggio si tramutò in foreste aperte, riducendo la diversificazione alimentare e la disponibilità idrica per i primati. Il P. weidenreichi, invece, sembra essersi adatto a questi cambiamenti con un tasso di successo significativamente superiore.

I risultati

I risultati, commentano gli esperti, colmano una lacuna fondamentale nella nostra comprensione delle motivazioni alla base dell’estinzione di questa specie. Alto approssimativamente tre metri per un peso variabile tra 200 e 300 chilogrammi, il Gigantopithecus blacki è considerato il primate più grande mai esistito sulla Terra.

I suoi resti sono stati rinvenuti in Cina tra due milioni e 330 mila anni dopo la sua scomparsa. La distribuzione dei fossili più recenti suggerisce che l’habitat della specie aveva subito una notevole riduzione a ridosso della loro estinzione. Le tempistiche e le motivazioni di questo declino finora erano avvolte da un alone di mistero.

In questo lavoro, gli autori presentano una cronologia precisa per riportare le tappe associate alla scomparsa del G. blacki, che, stando a quanto emerge dalle indagini, avrebbe faticato molto di più ad adattarsi all’ambiente in evoluzione rispetto ad altri primati.

Condividi