Il ritorno del Nucleare in Italia: sfide e opportunità per il 2024

L'Unione europea ha inserito l'energia nucleare tra le tecnologie strategiche per raggiungere zero emissioni
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La questione dell’energia nucleare è sempre stata estremamente divisiva in Italia, generando dibattiti accesi sul suo ruolo nella realizzazione degli obiettivi net zero e nella lotta contro i cambiamenti climatici. Mentre alcuni la ritengono indispensabile per raggiungere gli obiettivi ambientali, altri la considerano una tecnologia obsoleta e troppo costosa. Il 2023 è stato un anno in cui il nucleare è tornato al centro dell’attenzione internazionale e il 2024 potrebbe essere l’anno della svolta.

La spinta della Cop28

Nel dicembre scorso, il nucleare è stato menzionato esplicitamente nel documento finale della COP28 di Dubai, con 20 Paesi che hanno sottoscritto un accordo per triplicare le capacità nucleari globali entro il 2050. Poco dopo, l’Unione europea ha inserito l’energia nucleare tra le tecnologie strategiche per raggiungere zero emissioni nette entro il 2050, annunciando anche la creazione di un’alleanza industriale per i piccoli reattori modulari nei primi mesi del 2024.

Ma qual è la situazione del nucleare nei Paesi europei? Attualmente, solo 12 dei 27 Paesi dell’Unione europea producono energia nucleare, con la Francia in testa con 56 reattori. Al contrario, la Germania ha spento i suoi ultimi 3 reattori lo scorso aprile, e la Spagna ha annunciato la chiusura di tutte le sue centrali nucleari entro il 2035.

La situazione nucleare in Italia

L’Italia, che un tempo era un pioniere nel campo dell’energia nucleare, ha abbandonato questa fonte dopo il disastro di Chernobyl nel 1986, seguito da un referendum che ne decretò la chiusura. Tuttavia, negli ultimi tempi, il dibattito sull’energia nucleare è rinato. Nel 2022, il governo italiano ha manifestato interesse nella costruzione di piccoli reattori modulari, seguendo l’iniziativa europea che sarà lanciata nei primi mesi del 2024.

A ottobre, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha presentato una roadmap ambiziosa per l’Italia sull’energia nucleare. Si prevede un investimento di 30 miliardi di euro per costruire 15-20 mini centrali, con il primo cantiere previsto per il 2030. Tuttavia, il percorso è costellato di sfide, tra cui la gestione dei rifiuti radioattivi.

Piccoli reattori modulari

Il governo italiano, guidato dalla maggioranza parlamentare, si trova ora di fronte all’arduo compito di formulare una strategia condivisa e di affrontare la spinosa questione dei rifiuti nucleari. Nel maggio scorso, il Parlamento ha approvato una mozione che impegna il governo a valutare la possibilità di produrre energia nucleare all’estero per soddisfare il fabbisogno nazionale. A settembre, il ministro Pichetto Fratin ha lanciato la Piattaforma nazionale per un Nucleare sostenibile.

Il nucleare italiano è caratterizzato da un focus su piccoli reattori modulari, anziché centrali tradizionali. La Commissione europea dovrebbe lanciare l’alleanza sui piccoli reattori modulari nei primi mesi del 2024, e l’Italia, con aziende come Ansaldo Nucleare e l’Enea, mira a svolgere un ruolo di primo piano in questa iniziativa.

La roadmap di Pichetto Fratin

A ottobre, il ministro Pichetto Fratin ha ricevuto un programma di 35 pagine che illustra la roadmap dell’Italia sul nucleare. Si prevede un investimento di 30 miliardi di euro per costruire 15-20 mini centrali, con il primo cantiere che dovrebbe iniziare nel 2030. Edison, Ansaldo Nucleare, ENEA, il Politecnico di Milano e Nomisma Energia hanno presentato il documento. Una mozione della maggioranza alla Camera impegna il governo a valutare l’opportunità di inserire il nucleare nel mix energetico nazionale.

Il governo ora mira a stilare un programma con linee guida ad hoc, coinvolgendo altre forze politiche. L’obiettivo è anche la creazione di un Gruppo tecnico interministeriale, sotto la Presidenza del Consiglio, per definire il quadro normativo e istituire l’Autorità di Sicurezza Nucleare Italiana.

Gestione dei rifiuti nucleari

Una delle sfide principali è la gestione dei rifiuti nucleari. L’Italia deve ancora individuare un sito idoneo per la discarica nazionale dei rifiuti radioattivi. Nel 2021, la Sogin ha indicato 67 siti possibili, ma la scelta definitiva deve ancora essere fatta. La procedura autorizzativa del deposito prevede una Valutazione ambientale strategica (VAS), assente fino a oggi e oggetto di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione europea.

Il deposito nazionale delle scorie nucleari, con un costo di 900 milioni di euro finanziato attraverso le bollette elettriche, è parte essenziale del piano nucleare italiano. Sogin stima che la mancata costruzione costerebbe al Paese da 1 a 4 milioni all’anno per ciascun sito con un deposito. Durante la fase di esercizio, si prevede un’occupazione diretta di circa 700 addetti, con un possibile incremento fino a circa 1.000 posti di lavoro grazie all’indotto. Il territorio ospitante riceverà una compensazione economica.

A novembre, il ministro Pichetto Fratin ha dichiarato agli Stati generali della Green economy di Rimini che intende allocare il deposito entro il Natale 2023, realizzandolo entro la legislatura in corso. Il 2024 potrebbe essere l’anno in cui l’Italia prende una decisione definitiva sull’energia nucleare, delineando il suo futuro energetico e ambientale.

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