L’ascesa dell’industria automobilistica in Italia: “Giorgia Meloni punta su Toyota”

"Considerando la casa automobilistica giapponese un'opportunità strategica per l'Italia, soprattutto alla luce delle elezioni europee imminenti e della crescente importanza delle auto elettriche nel mercato globale"
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Nel mondo dell’industria automobilistica italiana, un vento di cambiamento sembra soffiare con forza, portando con sé il potenziale arrivo di un secondo grande produttore di auto nel paese. Ma chi potrebbe essere questo misterioso nuovo attore? Secondo Giuseppe Sabella, direttore di Oikonova, un think tank focalizzato sul lavoro e lo sviluppo sostenibile, Meloni sembra essere sul punto di siglare un accordo con un gigante dell’industria automobilistica: Toyota.

In cerca di un nuovo colosso automobilistico

La notizia ha scatenato un vortice di speculazioni e discussioni all’interno degli ambienti politici e industriali italiani. Il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Urso, ha ribadito con convinzione che l’Italia è alla ricerca di un secondo grande produttore di auto, dopo l’ormai consolidato colosso Stellantis. E sembra che il mirino sia puntato proprio sul marchio giapponese Toyota.

Ma perché proprio Toyota? Secondo Sabella, sembra che Meloni abbia intrapreso un’abile strategia di corteggiamento nei confronti della casa automobilistica giapponese. In un’intervista rilasciata RaiNews, Sabella ha suggerito che Carlos Tavares, CEO di Stellantis, stia considerando l’idea di utilizzare lo stabilimento di Mirafiori per la produzione delle auto cinesi di Leapmotor, partner di Stellantis. Tuttavia, questa proposta sembra non aver suscitato grande entusiasmo tra i governatori italiani. In questo contesto, Meloni potrebbe aver deciso di tentare la strada con Toyota, offrendo un’opportunità per incrementare la produzione automobilistica italiana in modo diverso.

L’aspra concorrenza

Bloomberg ha recentemente riportato che colossi dell’industria automobilistica come Volkswagen, Renault e Stellantis stanno considerando la possibilità di stringere un accordo per la produzione di veicoli elettrici più economici, al fine di contrastare la crescente minaccia proveniente dalla Cina e Tesla. In merito a ciò, Sabella commenta: “Credo che, come al solito, in Europa ci muoviamo lentamente e in ritardo. Tuttavia, le conclusioni allarmistiche riguardanti questa possibile collaborazione mi sembrano esagerate. È innegabile che esista un divario significativo tra l’industria europea e quella cinese, specialmente nell’ambito dell’auto elettrica, dove la Cina ha già dimostrato un notevole vantaggio“.

Sabella sottolinea come l’85% degli investimenti in intelligenza artificiale nel 2019 sia stato realizzato da imprese cinesi e americane, mettendo in luce il ruolo predominante della Cina nel settore dell’auto elettrica, con il 44% dei veicoli prodotti nel Paese che sono elettrici. Questo contrasta con l’Europa, dove solo il 16% delle produzioni riguarda veicoli elettrici. “La Cina si è mossa con determinazione nel settore dell’auto elettrica, espandendo la propria rete di vendita in UE e pianificando nuovi centri produttivi in Europa“, aggiunge Sabella.

La risposta dell’Europa

L’Europa, d’altro canto, sta cercando di consolidare il proprio mercato interno e la domanda interna, con un’attenzione particolare all’autonomia industriale ed energetica. “Tutte le grandi piattaforme produttive si stanno riorganizzando per garantire questa autonomia“, spiega Sabella, “e le istituzioni stanno supportando attivamente questa transizione, incentivando la rilocalizzazione delle attività produttive e riducendo la dipendenza dalle importazioni, specialmente di materie prime essenziali per lo sviluppo dell’auto elettrica“.

Parlando della sfida rappresentata dalla Cina nel settore automobilistico, Sabella osserva che la Cina è chiaramente emersa come vincitrice nel ciclo della globalizzazione. “Byd e Tesla guidano la rivoluzione della mobilità“, afferma, “ma le case automobilistiche tradizionali, come Ford, GM, Toyota, Volkswagen, Renault e Stellantis, devono riorganizzarsi per restare competitive“.

Sulla questione delle tecnologie alternative per ridurre le emissioni di CO₂, Sabella cita l’approccio dell’ing. Toyoda di Toyota, che sottolinea l’importanza di considerare anche altre soluzioni come ibrido e idrogeno. “Il dirigismo europeo verso la carbon neutrality non è solo un’ossessione dell’establishment di Bruxelles”, spiega Sabella, “ma è anche il risultato degli ingenti investimenti della grande industria europea nel settore green“.

“Giorgia Meloni punta su Toyota”

Infine, riguardo alla situazione dell’industria automobilistica italiana e ai potenziali investimenti di Toyota nel Paese, Sabella sottolinea l’interesse del governo Meloni nel portare in Italia un secondo produttore automobilistico. “Giorgia Meloni punta su Toyota“, afferma, “considerando la casa automobilistica giapponese un’opportunità strategica per l’Italia, soprattutto alla luce delle elezioni europee imminenti e della crescente importanza delle auto elettriche nel mercato globale“.

La potenziale partnership con Toyota potrebbe rappresentare un passo significativo in questa direzione, offrendo opportunità di crescita economica e sviluppo tecnologico per l’Italia nel contesto dell’evoluzione dell’industria automobilistica globale.

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