Le Minilune della Terra: inaspettati visitatori celesti rivelano il passato del Sistema Solare

I compagni cosmici più vicini alla Terra, le "minilune", potrebbero custodire i segreti della storia del Sistema Solare primordiale
MeteoWeb

Il Sistema Solare custodisce molti segreti che gli scienziati stanno ancora cercando di svelare. Per aiutare a far luce su questi misteri, i ricercatori stanno rivolgendo l’attenzione a rocce spaziali di ogni tipo che potrebbero contenere indizi sulla storia del nostro vicinato cosmico. Questo metodo sta già dando frutti: nell’ottobre 2023, la missione OSIRIS-REx della NASA ha scoperto acqua e carbonio, precursori della vita sulla Terra, sull’asteroide Bennu, datato 4,5 miliardi di anni.

Le minilune della Terra

Tra migliaia di asteroidi che brulicano vicino all’orbita della Terra, le minilune (piccoli corpi cosmici, le cui orbite sono parzialmente governate dalla Terra e parzialmente da altri corpi del Sistema Solare) potrebbero essere candidati ideali per comprendere le origini del Sistema Solare, ha dichiarato a Live Science Richard Binzel, professore di scienze planetarie presso il Massachusetts Institute of Technology: “Le minilune probabilmente hanno avuto un’esperienza simile a quella di un flipper nel Sistema Solare interno, essendo rimbalzate e attirate da diversi pianeti“. “Si sono infine trovate in modo tale da essere attratte in un’orbita piuttosto circolare vicino alla Terra“.

La Terra può catturare temporaneamente oggetti piccoli, come asteroidi o frammenti di comete, nei suoi dintorni. Questi oggetti, noti come “minilune” o “minimoon“, non sono naturalmente parte del sistema Terra-Luna, ma vengono temporaneamente catturate dalla gravità terrestre e possono orbitare attorno alla Terra per un breve periodo di tempo prima di essere espulse di nuovo nello Spazio. Tuttavia, queste minilune sono piuttosto rare e di solito sono di dimensioni molto piccole, rendendole difficili da individuare e osservare.

La relativa vicinanza delle minilune alla Terra, però, significa che raggiungerle e prelevare un campione richiederebbe molto meno tempo e carburante rispetto a quanto necessario per raggiungere asteroidi come Bennu. Anche se gli scienziati non sono ancora sicuri da dove provengano queste minilune, una teoria predominante suggerisce che abbiano avuto origine nella fascia principale degli asteroidi, che si trova tra Marte e Giove.

“Capsule del tempo”

Gli asteroidi vicini alla Terra provenienti da questa regione, come Bennu o una miniluna, sono “come capsule del tempo“, ha spiegato a Live Science Paul Abell, chief scientist for small body exploration per la NASA: “Ci danno indicazioni su com’era il Sistema Solare primordiale e quali erano le condizioni“.

Ad esempio, nel 2019, l’Agenzia spaziale giapponese (JAXA) ha recuperato campioni dall’asteroide Ryugu, situato a oltre 322 milioni di km dalla Terra. Un’analisi successiva ha rivelato che la roccia spaziale contiene polvere stellare più antica del nostro Sistema Solare, oltre a “organici prebiotici”, tra cui diversi amminoacidi utilizzati dagli esseri viventi per costruire proteine come capelli e muscoli.

La raccolta dei campioni

Raccogliere campioni da minilune potrebbe contribuire a mitigare alcuni dei grandi problemi nell’attuale ricerca degli asteroidi. Nella maggior parte dei casi, gli scienziati studiano frammenti di asteroidi caduti sulla Terra sotto forma di meteoriti. Questi possono comunque insegnarci qualcosa sulla composizione primordiale del Sistema Solare, ma potrebbero essere difficili da analizzare a seconda delle condizioni in cui vengono trovati, ha detto Abell: “Quando abbiamo un meteorite che cade sulla Terra, è già contaminato” dall’umidità e dai gas dell’atmosfera terrestre. “Quando si parla di molecole organiche e acqua, materiali più volatili, andare alla fonte e capire cosa c’è è davvero importante. Ecco perché vorremmo fare queste missioni di ritorno di campioni, come OSIRIS REx“.

La sonda OSIRISREx ha lasciato il campione di Bennu sulla Terra a settembre, completando la prima missione di successo della NASA a raccogliere campioni da un asteroide lontano. Il razzo è ora in missione per esplorare l’asteroide Apophis e ci si aspetta che arrivi nel 2029 quando la roccia cosmica passerà entro 31.865 km dal nostro pianeta. La NASA continuerà a studiare le rocce e la polvere all’interno di Bennu nel corso del prossimo decennio perché “il bottino di materiale ricco di carbonio e l’abbondante presenza di minerali argillosi contenenti acqua sono solo la punta dell’iceberg cosmico,” aveva affermato Dante Lauretta, principal investigator di OSIRIS-REx, durante una conferenza stampa ad ottobre.

Al momento, il successo della missione OSIRIS-REx ha ispirato gli scienziati che pianificano le prossime fasi dell’esplorazione della Terra vicina, e la prossima destinazione più semplice potrebbe essere una miniluna.

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