L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha confermato il rientro in atmosfera del satellite ERS-2. “Abbiamo la conferma del rientro atmosferico di ERS-2 alle 17:17 UTC (18:17 CET) +/- 1 minuto sull’Oceano Pacifico settentrionale tra Alaska e Hawaii”, ha scritto l’ESA in un post su X. Nessuna notizia al momento sull’eventuale caduta di detriti, che potrebbero essersi generati per l’incompleta distruzione in atmosfera del relitto spaziale, in particolare di alcune sue componenti di grandi dimensioni come il serbatoio e l’antenna principale.
Dopo 13 anni di manovre di deorbitazione, è giunto dunque alla fine il viaggio di ERS-2, lanciato il 21 aprile 1995, quando era il satellite più sofisticato del suo genere sviluppato e lanciato dall’Europa. Insieme al suo gemello, ERS-1, il satellite ha raccolto dati preziosi sulle calotte polari, sugli oceani e sulle superfici terrestri e ha osservato disastri come inondazioni e terremoti in aree remote. I dati raccolti da ERS-2 sono utilizzati ancora oggi, ha riportato l’ESA.
Nel 2011, l’Agenzia ha deciso di terminare le operazioni del satellite e di farlo rientrare nell’atmosfera, evitando si aggiungesse alla nube di detriti spaziali che orbitano intorno al pianeta. Il satellite ha eseguito 66 manovre di deorbitazione nel luglio e agosto del 2011 prima che la missione si concludesse ufficialmente più tardi quell’anno, l’11 settembre. Le manovre hanno bruciato il resto del carburante del satellite e diminuito la sua altitudine, impostando l’orbita di ERS-2 su una traiettoria di lento avvicinamento alla Terra e di rientro nell’atmosfera entro 15 anni.
Il satellite ERS-2 aveva una massa stimata di 2.294kg dopo aver esaurito il suo carburante, il che lo rendeva simile per dimensioni ad altri detriti spaziali che rientrano nell’atmosfera terrestre ogni settimana circa, secondo l’ESA. A circa 80km sopra la superficie terrestre, ci si aspettava che il satellite iniziasse a spezzarsi e che la maggior parte dei frammenti bruciasse nell’atmosfera.