Scoperto il segreto del canto delle balene

Scoperto il meccanismo del canto delle balene: è nascosto nelle profondità della laringe
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Le balene cantano grazie a un sistema unico nella loro laringe, che funziona secondo un principio simile a quello dei mammiferi terrestri come gli esseri umani. Il meccanismo è stato descritto per la prima volta in uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Quando sono tornati tra le onde circa cinquanta milioni di anni fa, gli antenati delle balene hanno dovuto adattare il loro sistema di comunicazione per evitare di annegare. Gli odontoceti – cetacei dentati come gli attuali delfini – svilupparono un organo nasale che permetteva loro di emettere suoni. Gli scienziati hanno ipotizzato che i misticeti – come la balenottera azzurra – utilizzassero la laringe per produrre vocalizzazioni. Ma il meccanismo anatomico che permetteva loro di cantare non era stato realmente compreso.

I primi marinai rilevarono questi strani suoni, che inizialmente furono attribuiti a creature mitiche o “all’immaginazione di marinai ubriachi“, ricorda l’anatomista americana Joy Reidenberg nell’articolo. Solo con l’accesso, dopo la Seconda Guerra Mondiale, ai suoni registrati dagli idrofoni militari, i ricercatori si sono resi conto che questi canti erano prodotti dalle balene.

I risultati dello studio

Nello studio, un’équipe internazionale guidata da Coen Elemans, del Dipartimento di biologia dell’Università della Danimarca meridionale di Odense, ha combinato esperimenti sulla laringe di tre specie di misticeti (megattera, balena Minke e balena Sei) con modelli anatomici e al computer. I ricercatori hanno dedotto che le laringi non sarebbero in grado di produrre suoni a frequenze tali da poter comunicare su grandi distanze, pari a centinaia di chilometri. Questo significa che il canto delle balene ricade all’interno di frequenze comprese fra 30 e 300 Hertz, intervallo nel quale ricade il rumore generato dalle navi da trasporto. Questo dato, osservano agli autori della ricerca, suggerisce che la comunicazione tra le balene sarebbe gravemente influenzata dall’attività umana.

I ricercatori hanno concluso che questi animali hanno sviluppato “strutture laringee uniche per la produzione di suoni”. Una volta che i polmoni sono pieni d’aria, dopo aver inspirato attraverso lo sfiatatoio e chiuso le valvole per evitare l’intrusione di acqua, la balena produce il suo canto spingendo l’aria attraverso la laringe. Lì l’aria vibra tra le corde cartilaginee, proprio come fa tra le corde vocali di un essere umano per produrre il suono. Prima di passare in una sacca laringea, l’aria viene riciclata nei polmoni prima di vocalizzare di nuovo. La scoperta di Coen Elemans riguarda l’uso alternativo, e forse concomitante a seconda della specie, di un cuscinetto di grasso situato sopra le corde cartilaginee. Ciò consentirebbe di produrre un altro suono.

Questa osservazione è stata ottenuta registrando le vibrazioni prodotte da un flusso d’aria in campioni di laringe. “Il che è ancora impossibile da osservare in un animale vivo, date le sue dimensioni”, osserva Joy Reidenberg. L’autrice si chiede tuttavia se l’ipotesi emersa dallo studio possa spiegare come alcune balene riescano a produrre almeno due suoni diversi allo stesso tempo.

I limiti dello studio

Uno dei limiti dell’esperimento è che è stato condotto all’aria aperta con campioni di laringe. Questi non spiegano come i suoni prodotti all’interno dell’animale possano propagarsi fino all’acqua. Le misurazioni effettuate dall’équipe di Coen Elemans stabiliscono anche limiti fisiologici alle gamme di frequenza dei canti, alla loro durata e alla profondità a cui le balene possono emetterli. Queste vocalizzazioni si trovano quindi essenzialmente alle stesse profondità e frequenze dei suoni prodotti dal traffico marittimo. Interrompendo qualsiasi comunicazione tra cetacei.

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