Sempre più caldo in Colombia: a rischio ghiacciai “sacri” della Sierra Nevada

“Siamo qui per vivere in pace, in armonia (con la terra)”
MeteoWeb

All’ombra di un albero sacro, nel cuore della Sierra Nevada colombiana, gli anziani del popolo Arhuaco parlano con preoccupazione del futuro della catena montuosa costiera più alta del mondo, le cui cime sono sempre meno innevate. I leader spirituali di questa comunità indigena, chiamata “mamos“, toccano con mano gli effetti dei cambiamenti climatici nel loro ambiente, un vasto territorio montuoso delimitato dal Mar dei Caraibi.

Rimangono solo 6 ghiacciai

Come conseguenza delle attività umane, ogni anno fa un po’ più caldo“, ha detto uno di loro, secondo Angel Manuel Izquierdo, un indigeno che ha riferito all’AFP degli scambi in lingua Iku durante l’incontro organizzato nel villaggio di Nabusimake, nel comune di Pueblo Bello, a circa 1.900 metri sul livello del mare.

Secondo i dati ufficiali, dei 14 ghiacciai tropicali che esistevano in Colombia all’inizio del XX secolo, ne rimangono solo sei. Secondo l’Istituto Meteorologico Colombiano, l’area glaciale della Sierra Nevada de Santa Marta, che raggiunge i 5.775 metri, è diminuita da 82 km2 della metà del XIX secolo a 5,3 km2 nel 2022.

Quattro comunità indigene, Arhuaco, Wiwa, Kogui e Kankuamo, vivono su queste montagne all’estremità settentrionale delle Ande, le cui pianure ricoperte di foreste tropicali lasciano gradualmente il posto alle savane d’alta quota, poi alle foreste spinose.

I mamo temono dunque che l’uomo “scomparirà, per sua stessa invenzione, niente di più semplice“, riferisce Angel Manuel Izquierdo. “Siamo qui per vivere in pace, in armonia (con la terra)”, affermano i leader spirituali arhuaco durante questo incontro al quale partecipano anche altre comunità indigene.

Il riscaldamento globale e la crisi climatica sono diffusi. Tutti i ghiacciai perpetui che esistevano nella Sierra Nevada stanno scomparendo“, avverte Leonor Zalabata, la prima indigena a rappresentare la Colombia all’Onu. “Nabusimake era molto più freddo. Prima non c’erano caffè, banane, manioca. E ora c’è“, dice Seydin Aty Rosado, uno dei capi di questo villaggio di 8.000 abitanti.

Temperatura record

Nel mese di gennaio, l’autorità ambientale ha registrato una temperatura record di 40°C nella città costiera di Santa Marta, ai piedi della Sierra Nevada. Durante questo episodio l’ondata di caldo del mezzogiorno si è alternata alle gelate mattutine che hanno rovinato i raccolti. Gli indigeni sperano che questo clima estremo si attenuerà a marzo e che potranno piantare fagioli, cavoli e mais.

Tra le preoccupazioni degli Arhuacos c’è anche la presenza nella regione dallo scorso anno di gruppi paramilitari e bande criminali legate al traffico di droga, mentre i colloqui di pace con il governo del presidente Gustavo Petro sono in un vicolo cieco. “Questa crisi minaccia ancora una volta. Per questo chiediamo al governo di riprendere il dialogo“, sostiene Arukin Torres, leader della comunità e figlio di Leonor Zalabata. Negli ultimi due decenni, tuttavia, la regione ha goduto di una certa tranquillità.

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