Emergenza climatica: ecco cosa succederà alle piante nella savana del Cerrado in Brasile entro il 2040

"Le aree di altopiano del Cerrado raggiungono dai 700 ai 1.200 m di altitudine e offrono condizioni diverse da quelle delle pianure, evidenziando la necessità di azioni di conservazione distinte"
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Alcune specie di piante “vinceranno” e altre “perderanno” poiché il riscaldamento globale le costringerà a spostarsi più in vetta. Lo rivela uno studio condotto dalle università di Exeter e Campinas, dal Royal Botanic Garden di Edimburgo e dal Trinity College di Dublino, pubblicato sulla rivista Diversity and Distributions.

Lo studio

Gli scienziati hanno esaminato l’attuale gamma di piante nella savana del Cerrado in Brasile, che comprende oltre 7.000 specie, e hanno effettuato previsioni relative ai cambiamenti innescati dal riscaldamento globale entro il 2040. Il destino delle specie vegetali dipenderà da dove vivono: le specie di pianura possono spostarsi più in alto e giovare di condizioni più fresche, ma le piante di montagna non hanno nessun posto dove andare.

Ogni specie vegetale e animale ha un ‘areale geografico’, ovvero l’area in cui le condizioni sono adatte per la loro sopravvivenza“, ha spiegato Mateus Silva, dell’Università di Exeter. “Con il riscaldamento del clima, gli areali delle piante si stanno spostando verso le vette“, ha continuato Silva. “Questo è lo schema che abbiamo trovato nel Cerrado, suggerendo che le aree di pianura possono diventare hotspot locali di estinzione, mentre le montagne ospiteranno nuove combinazioni di specie vegetali“, ha precisato Silva.

Il Cerrado rappresenta solo lo 0,4% della superficie terrestre del pianeta, ma ospita il 3,5% di tutte le piante da fiore, circa 12.000 specie, un livello di diversità simile a quello della foresta amazzonica brasiliana. Il gruppo di ricerca ha utilizzato i modelli di distribuzione delle specie per individuare le condizioni in cui si trovano le singole specie di piante, confrontandole poi con i dati climatici, tra cui le variazioni di temperatura e precipitazioni.

L’équipe ha scelto un orizzonte temporale relativamente breve, concentrandosi sui cambiamenti entro il 2040, per garantire che i risultati fossero utili per gli attuali sforzi di conservazione. Sebbene si prevedano effetti più drammatici in un periodo più lungo, i risultati suggeriscono che circa 150 specie di piante rischiano una “riduzione critica” entro il 2040, perdendo oltre il 70% del loro areale.

Le dichiarazioni degli esperti

Circa la metà delle specie vegetali del Cerrado subirà una perdita netta di areale a causa dei cambiamenti climatici entro il 2040“, ha aggiunto Silva. “E più di due terzi, circa il 68 e il 73%, dei paesaggi del Cerrado vedranno una perdita netta nel numero di specie“, ha specificato Silva. “Praticamente l’intera area del Cerrado subirà un certo livello di sostituzione delle specie a causa del cambiamento climatico, e questo sarà più intenso nelle zone di altopiano“, ha osservato Silva.

“Nel frattempo, le aree di pianura avranno una minore diversità vegetale, poiché alcune specie non sono in grado di tollerare le nuove condizioni”, ha sottolineato Silva. I ricercatori affermano che i loro scenari sono “ottimistici”, poiché hanno preso in considerazione solo i cambiamenti climatici. Un’ulteriore minaccia è la distruzione diretta della savana del Cerrado, di cui circa la metà è già stata disboscata per coltivare o far pascolare il bestiame.

La perdita di areale evidenziata dal nostro studio sarà aggravata dalla perdita e dalla frammentazione dell’habitat, che rende più difficile per le specie spostarsi in nuove aree“, ha affermato Silva. “È anche importante notare che il nostro studio non ha esaminato le interazioni tra le specie: è probabile che anche questa complessa ecologia svolga un ruolo importante“, ha specificato Silva. “In questa fase, abbiamo voluto evidenziare il probabile impatto dei modelli su larga scala“, ha notato Silva.

Le aree di altopiano del Cerrado raggiungono dai 700 ai 1.200 m di altitudine e offrono condizioni diverse da quelle delle pianure, evidenziando la necessità di azioni di conservazione distinte“, ha concluso Silva.

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