Il Papa all’udienza generale: “Sono raffreddato, non riesco a leggere la catechesi”

Nella catechesi, letta da un collaboratore, il pontefice ha sottolineato che "la salvezza passa per l'umiltà, vero rimedio ad ogni atto di superbia"
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Cari fratelli e sorelle, ancora sono raffreddato e non posso leggere bene la catechesi, la leggerà un aiutante mio“. Così il Papa si rivolge ai 6mila fedeli riuniti questa mattina in piazza San Pietro. La catechesi è sull’ultimo dei vizi, “la superbia“. Francesco appare comunque in buona forma, prima di prendere posto ha fatto un paio di giri nella piazza a bordo della jeep bianca scoperta insieme ad alcuni bambini.

La catechesi

Nella catechesi, letta da un collaboratore, il pontefice ha sottolineato che “la salvezza passa per l’umiltà, vero rimedio ad ogni atto di superbia“, “dunque, cari fratelli e sorelle, approfittiamo di questa Quaresima per lottare contro la nostra superbia“.

La superbia – afferma la catechesi – è autoesaltazione, presunzione, vanità, il superbo è uno che pensa di essere molto più di quanto sia in realtà; uno che freme per essere riconosciuto più grande degli altri, vuole sempre veder riconosciuti i propri meriti e disprezza gli altri ritenendoli inferiori“.

Se la vanagloria è una malattia dell’io umano – prosegue – essa è ancora una malattia infantile se paragonata allo scempio di cui è capace la superbia”, “di tutti i vizi, la superbia è gran regina“. “In realtà, dentro questo male si nasconde il peccato radicale, l’assurda pretesa di essere come Dio“, ammonisce ancora la catechesi, la superbia “rovina i rapporti umani, avvelena quel sentimento di fraternità che dovrebbe invece accomunare gli uomini. È un male con un evidente aspetto fisico: il superbo è altero, ha una ‘dura cervice’, cioè, ha un collo rigido, che non si piega. È un uomo facile al giudizio sprezzante: per un niente emette sentenze irrevocabili nei confronti degli altri, che gli paiono irrimediabilmente inetti e incapaci. Nella sua supponenza, si dimentica che Gesù nei Vangeli ci ha assegnato pochissimi precetti morali, ma su uno di essi si è dimostrato intransigente: non giudicare mai“.

Ti accorgi di avere a che fare con un orgoglioso – conclude – quando, muovendo a lui una piccola critica costruttiva, o un’osservazione del tutto innocua, egli reagisce in maniera esagerata, come se qualcuno avesse leso la sua maestà: va su tutte le furie, urla, interrompe i rapporti con gli altri in modo risentito“.

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