L’asteroide esploso nei cieli d’Europa aveva una rotazione record

Gli scienziati hanno calcolato la velocità di rotazione dell’asteroide 2024 BX1, esploso su Berlino all’inizio di quest’anno
MeteoWeb

L’asteroide che ha squarciato l’atmosfera sopra i cieli d’Europa a gennaio ruotava più velocemente di qualsiasi altro oggetto near-Earth mai registrato: lo suggerisce una nuova ricerca. La roccia spaziale, soprannominata 2024 BX1, si è trasformata in bolide ed è esploso sopra Berlino nelle prime ore del 21 gennaio. Sebbene i piccoli asteroidi in rotta di collisione con la Terra vengano generalmente rilevati solo quando si schiantano nell’atmosfera, gli scienziati hanno individuato questo sasso spaziale circa 3 ore prima dell’impatto.

Asteroide 2024 BX1, rotazione record

2024 BX1 è un asteroide insolito, secondo un articolo pubblicato sul database di prestampa arXiv il 5 aprile. I ricercatori ritengono che il sasso spaziale, che viaggiava a 50mila km/h, ruotasse una volta ogni 2,6 secondi: la rotazione più veloce mai registrata per un asteroide.

In precedenza, il record apparteneva a un oggetto chiamato 2020 HS7, che mostrava un periodo di rotazione di 2,99 secondi. L’asteroide misurava tra i 4 e gli 8 metri di diametro, leggermente più grande di 2024 BX1, potrebbe spiegare perché quest’ultimo ruotava più velocemente.

La rotazione degli asteroidi

Gli asteroidi ruotano per diversi motivi, ad esempio quando vengono spinti nello Spazio dopo una collisione. Poiché sono più compatti, gli asteroidi più piccoli tendono a ruotare più velocemente di quelli più grandi. “Hanno una forza interna, quindi possono ruotare più velocemente,” ha spiegato a New Scientist Maxime Devogèle, autore principale dello studio, fisico della University of Central Florida che collabora con l’Agenzia Spaziale Europea.

Devogèle e colleghi hanno studiato le velocità di rotazione di 3  asteroidi, tra cui 2024 BX1, utilizzando le immagini scattate mentre gli oggetti si avvicinavano alla Terra. Gli altri 2 asteroidi, 2023 CX1 e 2024 EF, sono stati descritti sulla base di contatti ravvicinati con il nostro pianeta registrati rispettivamente il 13 febbraio 2023 e il 4 marzo 2024.

Lo studio e la nuova tecnica

I ricercatori hanno sviluppato una nuova tecnica per visualizzare le vertiginose velocità di rotazione degli asteroidi. Il metodo prevedeva la regolazione della dimensione dell’apertura – il foro attraverso il quale la luce passa per entrare in una fotocamera – per mantenere nitido lo sfondo stellato e lasciare che l’asteroide apparisse come una scia di luce.

Quando si fotografano gli asteroidi, gli scienziati di solito possono regolare il tempo di esposizione in modo che sia la roccia che la regione di Spazio dietro di essa rimangano relativamente nitide. Ma gli oggetti near-Earth come 2024 BX1 viaggiano così velocemente che richiedono tempi di esposizione incredibilmente brevi per apparire nitidi.

Invece di seguire il movimento dell’asteroide, che porta le stelle ad apparire inseguite sulle immagini, abbiamo osservato l’asteroide utilizzando il tracciamento siderale e abbiamo lasciato che l’asteroide attraversasse il campo,” hanno spiegato i ricercatori nello studio, che non è stato sottoposto a revisione paritaria.

Grazie ad un lungo tempo di esposizione, le immagini risultanti mostrano l’asteroide 2024 BX1 che si staglia contro il cielo stellato. Secondo lo studio, i cambiamenti di luminosità lungo il percorso evidenziano il punto in cui l’oggetto ruotava e suggeriscono che avesse una forma allungata. I ricercatori hanno misurato la distanza tra questi punti luminosi e hanno scoperto che corrispondeva a un tempo di rotazione di 2.588 secondi, pari a circa 33.000 rotazioni al giorno.

Il vantaggio di questa tecnica è che ci permette di estrarre la luminosità dell’oggetto nel tempo in singole immagini,” hanno spiegato i ricercatori. “Abbiamo dimostrato che questa tecnica funziona ed è molto efficace nel rilevare asteroidi in rapida rotazione“.

Conoscere le velocità di rotazione degli asteroidi che viaggiano vicino alla Terra potrebbe essere utile per mitigare il rischio che tali oggetti rappresentano per gli esseri umani e le infrastrutture, hanno concluso gli studiosi.

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