Caraibi, la malattia dei coralli sta alterando gli equilibri ecologici: lo studio

Secondo lo studio, la malattia da perdita di tessuto dei coralli pietrosi minaccia la biodiversità marina a livelli difficili da prevedere
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Segnalata per la prima volta al largo della costa di Miami nel 2014, la malattia da perdita di tessuto dei coralli pietrosi, o SCTLD, si è diffusa in tutti i Caraibi, ed è stata ora identificata in 18 Paesi e territori. Ora secondo uno studio, condotto dagli scienziati dell’Università della Florida e pubblicato sulla rivista Science Advances, la malattia sta modificando l’equilibrio ecologico delle barriere coralline dei Caraibi.

Il team, guidato da Sara Swaminathan, ha analizzato i dati esistenti delle Virgin Islands americane, considerando anche le informazioni relative ad alcuni territori nei Caraibi e nell’Atlantico occidentale, tra cui Florida, Porto Rico e Dry Tortugas. Stando a quanto emerge dallo studio, attualmente gli esemplari più erbacei e meno duri sembrano prosperare, ma il drastico cambiamento nella popolazione di coralli della regione potrebbe sconvolgere il delicato equilibrio ecosistemico, minacciando la biodiversità marina a livelli difficili da prevedere. “Alcuni organismi a crescita rapida, come le alghe, potrebbero essere avvantaggiati nel breve termine – sostiene Swaminathan – ma la perdita delle specie più dure potrebbe avere ripercussioni di lunga durata“.

Gli effetti della malattia

Sebbene non sia ancora chiara la causa scatenante della malattia, è stato ipotizzato che sia associata a un agente patogeno trasmesso dall’acqua che si diffonde rapidamente sulla superficie della colonia di coralli. In questo lavoro, gli scienziati hanno esaminato gli effetti della SCTLD sui pesci e sulle comunità della barriera bentonica. Gli autori hanno scoperto che la malattia riduce le popolazioni di coralli sensibili e diminuisce la presenza di alghe coralline crostose, che sono alla base della struttura della barriera corallina. Di conseguenza, sostengono gli esperti, alcune specie erbacee a crescita rapida, tra cui macroalghe e cianobatteri, prosperano in assenza di competizione, diffondendosi negli spazi vuoti lasciati dai coralli decimati.

La biodiversità ne risentirà inevitabilmente – aggiunge Swaminathan – i coralli creano un habitat difficile, adatto a una moltitudine di specie. Questo cambiamento potrebbe essere positivo per le specie erbacee, ma non per gli organismi che hanno bisogno di un luogo sicuro in cui stabilirsi e crescere, nascondersi o accoppiarsi”.

Alcune malattie infettive possono colpire interi ecosistemi – afferma Kevin Lafferty, esperta in malattie marine e coautore dell’articolo – ma la SCTLD ha un impatto particolarmente significativo e complesso. Le barriere coralline sono hot spot della biodiversità, protettori naturali delle coste, e costituiscono habitat vitali per innumerevoli specie marine, fornendo cibo, riparo e terreni riproduttivi. La perdita di questi ecosistemi minaccia il sostentamento delle comunità costiere che dipendono dalla pesca e dal turismo. Dobbiamo proteggerli e preservarli”.

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