“Sono sempre stata nella mia vita una ‘pecora nera’ e non mi sono rassegnata a seguire le mode di pensiero: sono sempre stata libera, ho combattuto i baroni universitari e alcuni modi di vivere della Sicilia. E anche per il Covid ho continuato, non assuefacendomi al pensiero unico e non smettendo mai di farmi domande“. Si descrive così Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano a margine della presentazione del suo libro, ‘Il ruggito della pecora nera. Covid, segreti e bugie per non dimenticare‘, scritto con il giornalista Claudio Minoliti. Un incontro, alla Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro, al Senato, su iniziativa del senatore Claudio Borghi (Lega) che – in tema di Covid – si è dichiarato ‘gismondiano’, per la visione non allineata dell’autrice “con le virostar, che in pandemia affollavano i salotti televisivi”.
Questo libro, ha spiegato Gismondo all’Adnkronos Salute, “non è nato per una malcelata volontà di ‘fare giustizia’, non voglio giudicare nessuno. Ma abbiamo voluto evidenziare quelli che per noi sono stati gli errori più eclatanti nella gestione della pandemia, affinché la gente rifletta“. Tra i tanti ‘errori’ della pandemia elencati nel volume, Gismondo ricorda in particolare “l’indicazione ‘vigile attesa e tachipirina'” per i casi di infezione. “Da medico è un’indicazione indigesta perché di fronte alla malattia, soprattutto quella infettiva, la vigile attesa è inaccettabile“, afferma.
L’obiettivo del libro, riferisce ancora Gismondo, è anche quello di rivendicare “il diritto della scienza al dubbio contro i tanti che dispensavano verità e che, in questo modo, hanno umiliato la scienza stessa. Abbiamo voluto evidenziare come ci siano stati sprechi economici e di salute”, ha aggiunto Gismondo, secondo la quale “ancora oggi ci sono molte domande per le quali non abbiamo risposte“.