Venere svela il suo segreto: ora sappiamo perché non c’è acqua

Gli autori sottolineano l'importanza di ulteriori ricerche e future missioni spaziali su Venere per confermare questa ipotesi
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Una nuova e intrigante teoria si addentra nell’enigma del perché l’attuale Venere sia quasi privo d’acqua, gettando nuova luce su antiche incertezze delle teorie precedenti. Lo studio, pubblicato su Nature questa settimana, introduce un meccanismo che, nonostante la sua potenziale importanza, è rimasto nell’ombra per oltre cinquant’anni, in parte a causa delle limitazioni tecniche degli strumenti a disposizione nelle missioni spaziali passate verso Venere.

C’è acqua su Venere?

Venere, sebbene sia simile alla Terra per dimensioni e composizione originaria, si presenta come un mondo arido e desolato. Le indagini hanno indicato che l’acqua, una volta abbondante nell’atmosfera venusiana, è stata progressivamente persa nello spazio attraverso un processo noto come deflusso idrodinamico. Questo meccanismo ha contribuito significativamente alla perdita d’acqua, tuttavia, da solo, non è sufficiente a spiegare completamente l’attuale carenza idrica osservata su Venere. Inoltre, altri processi di fuga d’acqua studiati, come l’assorbimento nella crosta e l’erosione da parte del vento solare, si sono rivelati troppo lenti per portare a termine il processo di rimozione idrica.

Credit: Aurore Simonnet / Laboratory for Atmospheric and Space Physics / University of Colorado at Boulder

Perché su Venere non c’è acqua?

Per risolvere questa discrepanza, Michael Chaffin, Eryn Cangi e i loro collaboratori propongono una nuova prospettiva: la reazione di ricombinazione dissociativa di HCO+. Questa reazione, fino ad ora trascurata, si verifica quando l’ione HCO+ si combina con un elettrone per formare molecole neutre di CO e H. Questo processo produce una quantità significativamente maggiore di idrogeno in fuga rispetto ai meccanismi precedentemente ipotizzati. Si stima che questo nuovo meccanismo possa quasi raddoppiare il tasso di perdita d’acqua nello spazio da Venere. Inoltre, questa nuova spiegazione potrebbe finalmente risolvere i problemi di lunga data nell’interpretazione delle abbondanze e dei rapporti isotopici dell’acqua misurati sulla superficie di Venere.

Gli autori sottolineano l’importanza di ulteriori ricerche e future missioni spaziali su Venere per confermare questa ipotesi. Misurare le abbondanze di HCO+ sarà fondamentale per determinare se la ricombinazione dissociativa di HCO+ sia effettivamente il meccanismo predominante per la perdita d’acqua da questo pianeta. Inoltre, è necessario studiare come questo processo possa variare in base a diverse condizioni atmosferiche e geologiche di Venere, incluso l’effetto della temperatura e della pressione atmosferica sulla velocità e l’efficacia di questa reazione. Questo approccio multidisciplinare consentirà una comprensione più completa dei meccanismi di perdita d’acqua su Venere e potrebbe aprire nuove strade nella ricerca planetaria.

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