Covid-19, Conte: “ho pensato che saremmo morti tutti”

Covid-19, le parole di Conte confermano come la paura abbia alimentato le scelte di quegli anni drammatici
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Giuseppe Conte sul Covid-19 non ci aveva davvero capito nulla. La conferma arriva dalle sue confessioni di oggi, quando durante la campagna elettorale per le europee, forse per voler giustificare gli errori compiuti, racconta di aver pensato “che saremmo morti tutti“. Il leader del Movimento 5 Stelle ripercorre l’esperienza dell’emergenza Covid, vissuta da presidente del Consiglio, nella trasmissione ‘Un giorno da pecora’, su Radio1 del 5 giugno.

Tornai da Bruxelles e subito andai in emergenza alla protezione civile e capii che nessuno aveva le idee chiare, non arrivavano informazioni dalla Cina e e capii che avremmo affrontato qualcosa su cui neppure gli scienziati avevano contezza, chiarezza. E questo andò avanti purtroppo per settimane“, ricorda Conte. “Quando vedi che inizia esponenzialmente a crescere il numero dei decessi inizi a pensare: non abbiamo soluzioni, i tecnici, gli esperti non ci dicono nulla… rimarremo sopraffatti da questo virus, se continua così moriremo tutti. Per un attimo questa cosa l’afferri, la pensi dentro di te, la tieni, la butti via e lavori per risolverla“, spiega l’ex premier.

Eppure i dati erano chiari sin da subito: il tasso di mortalità era elevato soltanto tra gli over 70, mentre il tasso di letalità (numero di morti su numero di contagiati) era sin da subito inferiore al 3% nonostante si facessero pochissimi tamponi e quindi i contagi erano molti di più. Al punto che dopo poche settimane, al crescere del numero dei tamponi e quindi con una contezza piena del numero dei contagiati, il tasso di letalità crollò subito intorno allo 0,5%: Il Covid-19, infatti, non è mai stato un virus letale di massa ma – come l’influenza – ha sempre provocato complicazioni soltanto sulle persone già fragili, quelle che solitamente con l’influenza sono protette dal vaccino (che ovviamente per il Covid non c’era).

Le parole di Conte confermano quanto quella paura esagerata, eccessiva e spropositata abbia condizionato le scelte del governo dell’epoca, che ha utilizzato – con orgoglio – il “modello cinese” nella lotta al virus, adottando le massime e più dure restrizioni dell’occidente in termini di lockdown prima e green pass poi.

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