Transizione energetica in crisi: l’Italia scivola indietro

L'Italia, secondo l'ultimo ranking globale del Forum Economico Mondiale, si colloca al 41esimo posto
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La transizione energetica globale, sebbene in continua evoluzione, sta subendo un rallentamento significativo. Questo fenomeno è evidente in molte nazioni che, fino a poco tempo fa, erano all’avanguardia in termini di sostenibilità energetica. Secondo l’ultimo rapporto del Forum Economico Mondiale, intitolato “Fostering Effective Energy Transition“, realizzato in collaborazione con Accenture, l’Italia si trova tra i Paesi che stanno registrando un notevole ritardo nei progressi energetici, principalmente a causa della sua elevata dipendenza dal gas naturale.

La transizione energetica globale

A livello mondiale, i Paesi nord-europei, come la Svezia, continuano a essere in prima linea nella transizione energetica, grazie a politiche lungimiranti e investimenti sostanziali in energie rinnovabili. Anche le economie emergenti, come Cina e Brasile, stanno dando un contributo significativo, spingendo verso fonti di energia più sostenibili. Tuttavia, nonostante questi sviluppi positivi, il rapporto evidenzia un generale rallentamento dovuto a un clima di incertezza economica e politica che influisce sulle scelte energetiche globali.

La transizione energetica in Italia

L’Italia, secondo l’ultimo ranking globale del Forum Economico Mondiale, si colloca al 41esimo posto, mostrando un peggioramento rispetto agli anni precedenti. Questo posizionamento è influenzato principalmente dalla forte dipendenza del Paese dal gas naturale, che rappresenta una sfida significativa per la riduzione delle emissioni di CO2. Il gas naturale, sebbene meno inquinante rispetto al carbone, è ancora una fonte di energia fossile che contribuisce al cambiamento climatico.

La dipendenza dal gas mette l’Italia in una posizione vulnerabile rispetto alle fluttuazioni dei prezzi globali e alle tensioni geopolitiche. Inoltre, questo rallentamento nella transizione energetica potrebbe avere ripercussioni sulle ambizioni climatiche dell’Italia, compromettendo gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati per il 2030 e il 2050.

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