Le città costiere del pianeta, costantemente pulsanti di vitalità economica e fervore culturale, si trovano oggi di fronte a una sfida monumentale: il cambiamento climatico. Questi centri urbani, con le loro infrastrutture vitali e le densità di popolazione in crescita, sono situati in prima linea rispetto agli effetti devastanti dell’innalzamento del livello del mare, delle temperature oceaniche crescenti e di eventi meteorologici estremi.
In uno studio recente pubblicato sulla rivista Nature Cities, Matthias Garschagen e il suo team di ricerca hanno approfondito il tema, rivelando una preoccupante lentezza nell’adattamento delle città costiere alle minacce climatiche. Questa revisione sistematica esamina gli sforzi di adattamento in 199 città costiere a livello globale e mette in luce una tendenza inquietante: molte di queste metropoli stanno basando le loro strategie su eventi passati e presenti piuttosto che su proiezioni future.
Le vulnerabilità delle città costiere
Le città costiere, situate lungo le sponde di mari e oceani che hanno da sempre rappresentato crocevia di scambi commerciali e culturali, si trovano ora in una posizione di crescente vulnerabilità a causa del cambiamento climatico. L’innalzamento del livello del mare, alimentato dal riscaldamento globale e dallo scioglimento delle calotte polari, rappresenta una minaccia diretta e tangibile. Questo fenomeno, insieme all’aumento delle temperature superficiali del mare, contribuisce all’intensificazione di fenomeni meteorologici estremi come tempeste più violente e inondazioni più frequenti e devastanti.
Tali rischi non sono uniformemente distribuiti, ma variano in base alla geografia, alla posizione delle città costiere e alle loro caratteristiche socioeconomiche. La crescente intensità e frequenza di eventi climatici estremi mettono a rischio le infrastrutture urbane, la salute pubblica e l’economia locale. Tuttavia, nonostante questa chiara esposizione ai rischi climatici, molte città costiere sembrano adottare un approccio reattivo, basandosi principalmente sulle esperienze passate e sui dati correnti anziché su previsioni future. Questa tendenza riflette una mancanza di preparazione e una carenza di strategie proattive che potrebbero mitigare gli impatti futuri del cambiamento climatico.
L’analisi di Garschagen e colleghi
L’analisi condotta da Matthias Garschagen e dal suo team si distingue per la sua portata globale e per la sua attenzione ai dettagli. Gli studiosi hanno esaminato 183 studi che coprono un totale di 199 città costiere, offrendo un’ampia panoramica delle risposte urbane al cambiamento climatico.
I risultati della loro ricerca mostrano chiaramente che, sebbene le città costiere stiano cercando di affrontare le minacce ambientali, la maggior parte degli sforzi è basata su risposte derivate da eventi storici e correnti, piuttosto che su proiezioni future dei rischi climatici. Le città analizzate hanno affrontato minacce specifiche come l’innalzamento del livello del mare, le inondazioni, gli sbalzi di temperatura, i cicloni e l’erosione costiera, ma le risposte spesso non tengono conto delle proiezioni future delle tendenze climatiche e delle loro potenziali interazioni con fenomeni socioeconomici come la crescita urbana e la povertà.
In particolare, l’analisi ha rivelato una netta differenza tra le risposte dei paesi ad alto reddito e quelle dei paesi a reddito medio-basso. Nei paesi ad alto reddito, gli sforzi di adattamento tendono a includere grandi infrastrutture e risposte istituzionali, come la costruzione di dighe e modifiche alla pianificazione urbana. In contrasto, nei paesi a reddito medio-basso, le risposte sono generalmente più locali e comportamentali, come il sollevamento delle abitazioni o il rafforzamento del supporto comunitario per gestire le emergenze. Questo divario nelle risposte all’adattamento sottolinea l’esigenza di un approccio più integrato e basato su proiezioni future per garantire un’efficace preparazione e risposta ai rischi climatici.
Le disparità globali nell’adattamento
Uno degli aspetti più rilevanti dello studio è la disparità evidente nei metodi di adattamento tra i paesi ad alto reddito e quelli a reddito medio-basso. Nei paesi ad alto reddito, le città hanno spesso accesso a risorse finanziarie e tecniche che consentono loro di adottare risposte infrastrutturali su larga scala, come la costruzione di dighe avanzate, barriere contro l’innalzamento del mare e sistemi di drenaggio sofisticati. Queste risposte strutturali possono offrire una protezione significativa contro le minacce climatiche, ma spesso richiedono ingenti investimenti e una pianificazione a lungo termine.
Al contrario, nei paesi a reddito medio-basso, le risposte tendono a essere meno formalizzate e più focalizzate sulle soluzioni a livello familiare e comunitario. Tali risposte possono includere l’elevazione delle abitazioni, la creazione di reti di sostegno tra vicini o la promozione di pratiche di costruzione che riducono l’impatto delle inondazioni. Tuttavia, la mancanza di risorse e di infrastrutture adeguate può limitare l’efficacia di queste strategie e rendere le comunità più vulnerabili.
Inoltre, lo studio ha evidenziato una carenza significativa di dati riguardanti le strategie di adattamento nei paesi a basso e medio reddito e in relazione a certi tipi di strategie, come quelle basate sugli ecosistemi, che potrebbero offrire soluzioni sostenibili e a lungo termine per affrontare i rischi climatici. Questo gap informativo rappresenta una lacuna critica nella nostra comprensione dell’adattamento urbano costiero e sottolinea la necessità di una ricerca più approfondita e di una raccolta di dati più completa.