Il 2023 segna un anno drammatico per le emissioni di carbonio

Le stime suggeriscono che gli incendi hanno rilasciato circa 647 teragrammi di carbonio nell'atmosfera, una quantità che supera di gran lunga qualsiasi valore registrato in precedenza per incendi boschivi in Canada
MeteoWeb

Nel 2023, gli incendi boschivi in Canada hanno generato un livello di emissioni di carbonio senza precedenti, superando le emissioni annuali di combustibili fossili di sette dei dieci maggiori paesi emettitori del 2022. Questo sorprendente dato emerge da uno studio pubblicato recentemente nei report di Nature, mettendo in luce una preoccupante realtà: solo Cina, India e Stati Uniti hanno emesso più carbonio derivante da combustibili fossili rispetto a quanto rilasciato dai roghi canadesi in quell’anno. Questi risultati sollevano seri interrogativi sulla capacità delle foreste di continuare a fungere da pozzi di carbonio a lungo termine.

Una devastazione senza precedenti

Nel 2023, gli incendi boschivi hanno devastato oltre 15 milioni di ettari di foresta in Canada, pari a circa il 4% dell’intera superficie forestale del paese, segnando un evento di proporzioni catastrofiche che ha sconvolto l’equilibrio degli ecosistemi forestali e la biodiversità. Questa superficie bruciata rappresenta un incremento esponenziale rispetto ai dati storici, essendo ben sette volte maggiore rispetto alla media registrata negli ultimi 40 anni. Questo dato è particolarmente allarmante se consideriamo che le foreste canadesi hanno storicamente svolto un ruolo cruciale come pozzi di carbonio, assorbendo più carbonio dall’atmosfera di quanto ne rilascino.

Tuttavia, l’impatto di questi incendi eccezionali sul ruolo a lungo termine delle foreste come pozzi di carbonio rimane incerto, poiché eventi di questa portata potrebbero alterare in modo significativo la capacità delle foreste di rigenerarsi e di continuare ad assorbire carbonio in futuro. Le foreste, infatti, necessitano di decenni per ricostituirsi completamente dopo un incendio, e, in un contesto di cambiamento climatico accelerato, in cui eventi estremi diventano sempre più frequenti, la capacità di queste aree di fungere da pozzi di carbonio potrebbe essere compromessa. Inoltre, la perdita di un così vasto manto forestale non solo riduce direttamente la capacità di assorbimento di carbonio, ma può anche influire negativamente sui cicli idrici locali, sul microclima e sulla biodiversità, creando una spirale negativa in cui la perdita di foreste alimenta ulteriori cambiamenti climatici e viceversa.

L’analisi dettagliata delle emissioni

Per comprendere l’entità delle emissioni di carbonio generate dagli incendi del 2023, il ricercatore Brendan Byrne e il suo team hanno adottato un approccio scientifico avanzato, utilizzando osservazioni satellitari del monossido di carbonio presente nei pennacchi di fumo degli incendi. Questa metodologia innovativa ha permesso di monitorare in modo accurato e tempestivo l’enorme quantità di fumo rilasciato nell’atmosfera tra maggio e settembre 2023, un periodo particolarmente critico per l’intensità e la diffusione degli incendi.

Le stime risultanti da queste osservazioni suggeriscono che gli incendi hanno rilasciato circa 647 teragrammi di carbonio nell’atmosfera, una quantità che supera di gran lunga qualsiasi valore registrato in precedenza per incendi boschivi in Canada. Per mettere in prospettiva questa cifra, un teragrammo corrisponde a un trilione di grammi, il che rende evidente l’enorme scala dell’impatto di questi incendi sull’atmosfera. Le emissioni del 2023 hanno infatti superato di diverse volte la media tipica degli incendi boschivi canadesi dell’ultimo decennio, che variava tra i 29 e i 121 teragrammi, evidenziando non solo l’eccezionalità dell’evento, ma anche la crescente vulnerabilità delle foreste canadesi in un contesto di cambiamento climatico.

Le condizioni meteorologiche estreme del 2023

Gli autori dello studio identificano il clima estremamente caldo e secco come il principale fattore alla base della vasta portata degli incendi del 2023, evidenziando come le condizioni meteorologiche abbiano giocato un ruolo cruciale nell’aggravare l’intensità e l’estensione degli incendi. L’anno 2023 è stato infatti il più caldo e secco mai registrato dal 1980, un record che ha comportato una serie di conseguenze devastanti per le foreste canadesi. Le temperature estreme registrate nel 2023 non solo sono state senza precedenti rispetto ai dati storici, ma hanno anche creato condizioni ideali per l’innesco e la propagazione degli incendi boschivi su larga scala.

Byrne e i suoi colleghi sottolineano inoltre che, anche in uno scenario di emissioni moderate, denominato SSP2-4.5, si prevede che temperature simili a quelle del 2023 diventino tipiche durante gli anni 2050. Questo scenario prospetta un futuro allarmante in cui le condizioni che alimentano gli incendi boschivi diventeranno sempre più comuni, mettendo a rischio non solo le foreste canadesi ma anche altri ecosistemi forestali a livello globale.

Le implicazioni di questi cambiamenti sono enormi, poiché un aumento della frequenza e dell’intensità degli incendi potrebbe alterare drasticamente il paesaggio forestale, riducendo la capacità delle foreste di agire come pozzi di carbonio e contribuendo a un ciclo di retroazione positiva in cui l’aumento delle temperature porta a ulteriori incendi, che a loro volta aumentano le emissioni di carbonio, accelerando ulteriormente il cambiamento climatico.

Il futuro incerto dei pozzi di carbonio

L’aumento delle temperature e delle condizioni di siccità potrebbe non solo incrementare l’attività degli incendi boschivi, ma anche ridurre significativamente la capacità delle foreste di assorbire carbonio, minando il loro ruolo di pozzi di carbonio e, di conseguenza, alterando in modo fondamentale la dinamica del ciclo globale del carbonio. Questo cambiamento potrebbe avere conseguenze profondamente significative per le politiche di mitigazione del cambiamento climatico, poiché un ridotto assorbimento di carbonio da parte delle foreste implicherebbe una maggiore quantità di carbonio che rimane nell’atmosfera, contribuendo ulteriormente al riscaldamento globale.

Gli autori dello studio suggeriscono infatti che, per rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni globali stabiliti dagli accordi internazionali sul clima, potrebbe essere necessario rivedere il quantitativo di emissioni antropogeniche consentite, per compensare la riduzione dell’assorbimento di carbonio da parte delle foreste. Questo tipo di aggiustamento avrebbe un impatto diretto sul budget del carbonio del Canada e, potenzialmente, di molti altri paesi, mettendo in discussione le strategie attualmente in atto per il raggiungimento degli obiettivi climatici. In particolare, la riduzione della capacità delle foreste di agire come pozzi di carbonio potrebbe richiedere l’adozione di misure di compensazione, come l’aumento della riforestazione o l’implementazione di tecnologie avanzate per la cattura e lo stoccaggio del carbonio, che potrebbero però comportare costi significativi e richiedere tempi lunghi per essere efficaci.

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