La Cina blocca l’antimonio: crisi per l’industria militare e fotovoltaica occidentale

Il divieto di esportazione di antimonio segue le restrizioni imposte dalla Cina su gallio e germanio, in vigore da oltre un anno
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La Cina ha recentemente imposto un divieto sull’esportazione di antimonio metallico, un materiale cruciale per molte applicazioni militari e industriali. L’antimonio è utilizzato in esplosivi ad alto potenziale, propellenti per missili e sistemi di guida a infrarossi. Inoltre, è fondamentale anche per il settore civile, in particolare per la produzione di celle fotovoltaiche e vetro fotovoltaico.

Le restrizioni della Cina

Le restrizioni cinesi non colpiranno solamente l’industria militare statunitense, che dipende fortemente dall’antimonio importato dalla Cina, ma avranno anche un impatto devastante sull’industria fotovoltaica occidentale. Attualmente, la Cina controlla il 32% delle riserve mondiali di antimonio e produce l’80% del totale globale. Paesi come Bolivia e Russia possiedono riserve di antimonio relativamente ampie, ma gli Stati Uniti dovranno affrontare sfide significative nel tentativo di diversificare le fonti e stabilire nuove linee di produzione, un processo che richiede tempo e tecnologia avanzata.

Il divieto di esportazione di antimonio segue le restrizioni imposte dalla Cina su gallio e germanio, in vigore da oltre un anno. Attualmente, l’80% delle forniture statunitensi di antimonio proviene da Cina, Russia e Tagikistan, tutti paesi sotto il controllo minerario cinese. La Cina è responsabile di circa il 55% della produzione globale di antimonio, e i controlli sulle esportazioni hanno avuto un impatto diretto e significativo sul prezzo del metallo, che ha raggiunto nuovi massimi storici.

Con il divieto di esportazione in atto, la caccia alle miniere di antimonio in altre regioni occidentali è appena iniziata, ma rimane una sfida ardua da affrontare per mitigare l’impatto di questa importante restrizione commerciale.

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