Brera inaugura il primo laboratorio di chimica per beni artistici in un museo italiano

"Le possibilità della diagnostica sono infinite - non solo per la riflettografia che è come una macchina del tempo, ma anche per altro"
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La Pinacoteca di Brera a Milano sta per diventare la sede del primo laboratorio italiano dedicato alla chimica per la diagnostica dei beni culturali all’interno di un museo. Questo innovativo progetto ha l’obiettivo di riscrivere” la storia dell’arte analizzando le tecniche e i materiali utilizzati dagli artisti nei loro lavori. L’annuncio è stato dato oggi da Angelo Crespi, direttore generale della Pinacoteca di Brera, durante la presentazione del restauro completato della “Disputa sull’Incarnazione” di Geronimo Genga, un lavoro che ha beneficiato della scienza e di approfonditi esami fisici e chimici.

Questo è per noi un segnale molto importante – ha spiegato Crespiperché abbiamo intenzione con l’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, che fa parte del complesso della Grande Brera, di aprire l’anno prossimo un laboratorio di chimica per la diagnostica dei beni culturali“. Crespi ha aggiunto: “Saremo l’unico museo italiano ad averlo – equiparandoci alle procedure di musei internazionali“.

Le possibilità della diagnostica

Ieri, Crespi e la sovrintendenza hanno avuto l’opportunità di incontrare Francesca Casadio, fondatrice e direttrice del laboratorio di chimica per la diagnostica dei beni culturali dell’Art Institute di Chicago, e Marco Leona, direttore del laboratorio scientifico del Metropolitan di New York. “Questo testimonia quanto siamo famosi in tutto il mondo come restauratori e come specialisti della diagnostica – ha detto Crespiil che è un vanto per l’Italia. Per questo siamo convinti che in Brera si debba riportare la ricerca scientifica, essendo una delle linee su cui si muove il complesso di Brera – ha proseguito – che è conservazione, formazione e ricerca. Riportare il laboratorio all’interno di queste mura sarà bellissimo, perché metteremo a disposizione della diagnostica i capolavori assoluti della Pinacoteca“.

Crespi ha concluso: “Le possibilità della diagnostica sono infinite – non solo per la riflettografia che è come una macchina del tempo, ma anche per altro. Un caso eclatante è la ‘Loggia di Galatea’ di Raffaello a Roma, dove è stato scoperto che l’artista usava il blu d’Egitto e nessuno lo usava più da 1500 anni, che riscrive totalmente una parte della Storia dell’Arte, e che oggi è il pigmento più usato nella diagnostica medicale“.

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