Un nuovo studio condotto da Robb Rutledge dell’Università di Yale, e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, rivela che il linguaggio scritto dalle persone può servire come indicatore dei sintomi depressivi, sia attuali che futuri. Le affermazioni espresse in forma scritta, valutate sia da esseri umani che da modelli di intelligenza artificiale, sembrano infatti avere un potenziale predittivo per i cambiamenti nei sintomi depressivi.
Linguaggio e depressione
“La depressione è talvolta evidente nel linguaggio utilizzato dalle persone“, affermano gli autori, tuttavia, “l’utilità del linguaggio come strumento predittivo del peggioramento dei sintomi depressivi è finora sconosciuta“.
Per approfondire questa possibilità, il team di Rutledge ha condotto due studi su 467 partecipanti, chiedendo loro di rispondere a domande aperte e di completare una serie di valutazioni sui sintomi depressivi. Le risposte scritte sono state successivamente sottoposte a un’analisi del sentiment. A occuparsi di questa analisi sono stati 470 valutatori umani, lo strumento di analisi del testo Linguistic Inquiry and Word Count (LIWC), e modelli linguistici di grandi dimensioni basati sull’intelligenza artificiale.
I risultati sono stati sorprendenti: sia gli esseri umani che i modelli IA sono riusciti a prevedere i cambiamenti nei sintomi depressivi a distanza di tre settimane dal primo test. “La carica emotiva del linguaggio scritto era correlata all’umore attuale dei partecipanti“, hanno spiegato gli studiosi, “ma prevedeva anche i futuri cambiamenti dei sintomi depressivi dopo aver controllato l’umore attuale“.
Questo studio dimostra quindi che l’analisi del linguaggio, soprattutto attraverso strumenti avanzati di intelligenza artificiale, potrebbe rivelarsi un metodo efficace per identificare e monitorare i futuri sintomi psichiatrici. I risultati rappresentano un passo avanti importante nella comprensione della depressione e offrono nuove possibilità per il suo trattamento e prevenzione.