La siccità del futuro sarà più lunga e devastante del previsto

È emerso che le previsioni attuali, basate su modelli non calibrati, sottovalutano di circa il 42-44% la lunghezza media dei periodi di siccità entro la fine del secolo
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La siccità, uno dei fenomeni più devastanti legati al cambiamento climatico, potrebbe diventare ancora più lunga e intensa rispetto a quanto precedentemente stimato. Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature, suggerisce che entro la fine del secolo i periodi di siccità media potrebbero estendersi di dieci giorni in più rispetto alle previsioni attuali. Questo nuovo scenario, emerso da un’accurata analisi dei modelli climatici, solleva preoccupazioni significative sulle ripercussioni ambientali e sociali della siccità, minacciando non solo gli ecosistemi, ma anche le società umane di molte aree vulnerabili del pianeta.

Un’analisi sui modelli climatici

L’indagine, condotta da un team internazionale guidato da Irina Petrova e Diego Miralles, ha preso in esame le previsioni climatiche attuali, cercando di identificare eventuali pregiudizi nelle stime relative ai periodi di siccità. In particolare, i ricercatori hanno confrontato i dati storici raccolti tra il 1998 e il 2018 sul numero più lungo di giorni secchi consecutivi annuali, noto come il più lungo periodo di secca annuale, con le proiezioni dei modelli climatici attuali.

Per la ricerca, sono stati utilizzati due scenari di emissione delineati dall’IPCC, ovvero lo Scenario di Stabilizzazione Moderata (SSP2-4.5) e lo Scenario di Alte Emissioni (SSP5-8.5), per capire come la quantità di gas serra immessi nell’atmosfera influenzerà l’estensione e la frequenza dei periodi di siccità.

I risultati hanno evidenziato una discrepanza significativa tra i modelli climatici tradizionali e quelli “calibrati” dagli autori, ovvero modelli corretti sulla base di dati osservati. È emerso che le previsioni attuali, basate su modelli non calibrati, sottovalutano di circa il 42-44% la lunghezza media dei periodi di siccità entro la fine del secolo. Ciò significa che le aree colpite dalla siccità potrebbero trovarsi a dover affrontare periodi di secca più lunghi e prolungati di quanto inizialmente ipotizzato.

Un problema globale, impatti regionali

Lo studio evidenzia come i cambiamenti nella lunghezza dei periodi di siccità non si manifestino uniformemente in tutto il mondo. Tra le regioni maggiormente colpite figurano il Nord America, l’Africa meridionale e il Madagascar, dove l’aumento della durata media delle siccità potrebbe essere addirittura doppio rispetto a quanto previsto dai modelli non calibrati. Questi dati allarmanti suggeriscono che alcune delle aree già vulnerabili del pianeta potrebbero trovarsi di fronte a crisi idriche senza precedenti, con impatti devastanti sull’agricoltura, la sicurezza alimentare e l’approvvigionamento idrico.

Il Nord America, in particolare, sta già assistendo a un aumento degli episodi di siccità, come testimoniano le recenti crisi idriche negli Stati Uniti occidentali. Le proiezioni aggiornate suggeriscono che, senza misure di adattamento efficaci, il rischio di eventi estremi come incendi e scarsità d’acqua potrebbe intensificarsi ulteriormente. L’Africa meridionale e il Madagascar, due regioni storicamente vulnerabili a periodi di siccità, vedranno un peggioramento della situazione, con gravi conseguenze per la sicurezza alimentare e la gestione delle risorse idriche.

Dalla siccità alle inondazioni: cambiamenti drastici in Asia

Se da un lato alcune aree del pianeta saranno colpite da periodi di siccità prolungati, altre potrebbero sperimentare l’effetto opposto. Nella regione dell’Asia centro-orientale, i modelli climatici calibrati indicano una diminuzione della durata annuale dei periodi secchi, tripla rispetto a quanto previsto dai modelli non calibrati. Questo significa che, mentre alcune regioni del mondo lotteranno contro l’aridità, altre potrebbero affrontare un incremento significativo delle precipitazioni, con un conseguente rischio di inondazioni più frequenti e distruttive.

Questi cambiamenti drammatici nelle dinamiche climatiche sottolineano la complessità del sistema climatico terrestre e la difficoltà di prevedere con precisione i futuri impatti regionali del riscaldamento globale. Tuttavia, la ricerca dimostra chiaramente che è necessario un aggiornamento dei modelli climatici per tenere conto di tutte le variabili coinvolte e per fornire previsioni più accurate, capaci di supportare le strategie di adattamento delle diverse aree del mondo.

Un futuro più incerto del previsto

Le nuove scoperte mettono in luce una realtà preoccupante: le conseguenze del cambiamento climatico potrebbero essere peggiori di quanto creduto finora. Se da una parte gli sforzi globali per limitare le emissioni di gas serra continuano, dall’altra la necessità di strategie di adattamento più sofisticate ed efficaci diventa sempre più urgente.

L’Unione Europea, insieme ad altre nazioni, sta già sviluppando piani per affrontare la gestione delle risorse idriche, ma l’aumento della lunghezza dei periodi di siccità previsto dai nuovi modelli impone una revisione delle politiche esistenti. Le nazioni dovranno affrontare sfide complesse, dalla protezione delle risorse agricole alla gestione delle crisi idriche nelle grandi città, con ripercussioni che colpiranno direttamente l’economia globale.

In particolare, i settori agricoli di molte regioni rischiano di subire perdite ingenti a causa della scarsità d’acqua, riducendo la produttività dei raccolti e aumentando i prezzi alimentari. Le popolazioni più povere, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, saranno le prime a subire l’impatto di queste crisi, aggravando ulteriormente le disuguaglianze esistenti.

La necessità di un cambiamento globale

I risultati dello studio pubblicato su Nature sottolineano una verità fondamentale: il cambiamento climatico è una minaccia complessa e multiforme che richiede risposte coordinate a livello globale. Non basta più limitare le emissioni di gas serra: bisogna affrontare con urgenza anche le sfide dell’adattamento ai nuovi scenari climatici. L’agricoltura, la gestione delle risorse idriche, la protezione degli ecosistemi naturali, e la resilienza delle infrastrutture umane devono essere ripensate alla luce di queste nuove proiezioni.

Le organizzazioni internazionali, insieme ai governi nazionali, devono intensificare gli sforzi per migliorare i modelli climatici e sviluppare piani di adattamento che siano flessibili e capaci di rispondere alle mutevoli condizioni climatiche. In questo contesto, la cooperazione tra scienziati, politici e stakeholder diventa cruciale per affrontare le sfide che ci attendono nei prossimi decenni.

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