Il 28 ottobre 1922 Benito Mussolini e le sue squadre fasciste organizzarono la Marcia su Roma. Migliaia di camicie nere, come venivano chiamati i membri del movimento fascista, si radunarono nella capitale italiana in una dimostrazione di forza e di sfida al governo liberale in carica, evidenziando il crescente malcontento sociale e l’instabilità politica del Paese nel primo dopoguerra.
La situazione economica e sociale dell’Italia del 1922 era critica, e la popolazione soffriva per l’inflazione, la disoccupazione e le tensioni politiche interne. Mussolini sfruttò abilmente queste difficoltà, promettendo ordine, stabilità e il riscatto della nazione. La Marcia su Roma non fu, però, uno scontro diretto: il governo, timoroso di una guerra civile, preferì cedere. Il re Vittorio Emanuele III, indeciso e timoroso di un possibile golpe militare, nominò Mussolini primo ministro il 31 ottobre 1922, conferendo legittimità al potere fascista.
Questo evento segnò l’inizio di un ventennio di regime autoritario e totalitario in Italia, sotto la guida di Mussolini, che impose con violenza e propaganda un controllo assoluto su ogni aspetto della vita politica e sociale. La Marcia su Roma è oggi ricordata come uno spartiacque nella storia d’Italia e un ammonimento contro i rischi della dittatura.