Nel contesto del Regno Unito post-Brexit, il premier Keir Starmer ha promesso una deregulation volta a “eliminare tutti i lacci non necessari che frenano gli investimenti“. Questa dichiarazione è stata fatta durante un importante forum internazionale dedicato agli investitori, il primo dopo le elezioni di luglio che hanno riportato al potere il governo laburista. Sotto la guida moderata di Starmer, il governo si propone di essere “pro business” e di trovare un equilibrio tra gli interessi delle imprese e quelli dei lavoratori.
Starmer ha inoltre rivendicato di aver già ottenuto, in poco più di 100 giorni a Downing Street, promesse d’investimento per oltre 30 miliardi di sterline da importanti gruppi globali. Questi investimenti riguardano principalmente il settore della ricerca e sviluppo dell’intelligenza artificiale (AI), con un focus particolare sull’incontro odierno. Tra le promesse, spiccano i 10 miliardi appena annunciati dal fondo Blackrock per la creazione di un campus con un database globale, gli 8 miliardi stanziati da Amazon per costruire un centro dati e i 24 miliardi previsti in un piano pluriennale dedicato all’energia verde.
In questo scenario, Starmer e i suoi ministri, tra cui il titolare delle Attività Produttive Jonathan Reynolds e la cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves, hanno assicurato l’intenzione di “stroncare la burocrazia“. Hanno inoltre chiesto all’autorità britannica sulla concorrenza e il mercato (CMA) di utilizzare il suo potere di regolazione per “favorire prioritariamente la crescita” dell’economia.
Tuttavia, le parole di Starmer non hanno convinto Elon Musk, l’uomo più ricco del pianeta, che è stato escluso dal forum di quest’anno. Solo un anno fa, il premier conservatore Rishi Sunak aveva srotolato un tappeto rosso per Musk, il quale ha accusato il governo attuale di lasciare liberi “i pedofili” mentre punisce gli “istigatori” online. Musk ha anche evocato un boicottaggio del Regno Unito.
A preoccupare il mondo degli affari e la City è l’intenzione del governo di aumentare le tasse già a partire dalla prossima finanziaria d’autunno del 30 ottobre, per far fronte ai conti, nonostante le promesse elettorali. Tra queste, quella sui contributi previdenziali (National Insurance, o NI) non è stata esclusa da Reynolds e Reeves, i quali ora considerano la possibilità di ritoccare la parte a carico delle aziende.