L’iconico sorriso di Monna Lisa, ammirato da decine di migliaia di persone ogni giorno, lo dimostra: “le labbra parlano di noi, sono uno specchio delle emozioni“. Utilizziamo le labbra per comunicare, mangiare, bere e respirare; esse rappresentano anche il nostro stato di salute e sono centrali nella nostra bellezza estetica. Secondo gli scienziati, è necessaria una struttura complessa affinché possano svolgere così tante funzioni. Questa complessità rende lo studio delle labbra una sfida, poiché fino ad ora non erano disponibili modelli basati su cellule labiali, le quali si comportano in modo diverso rispetto alle cellule della pelle.
Recentemente, un team di ricercatori è riuscito a realizzare labbra riprodotte in laboratorio grazie al primo modello cellulare 3D al mondo. L’obiettivo di questa impresa, definita da alcuni “Leonardo da Vinci in camice“, non è ricreare la magia della Gioconda, ma contribuire in modo significativo alla medicina, facilitando lo sviluppo di trattamenti per lesioni devastanti che possono colpire le labbra, come il labbro leporino.
Il lavoro, condotto da scienziati dell’Università di Berna, è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Cell and Developmental Biology. I problemi che affliggono questa parte del corpo possono essere difficili da riparare efficacemente, e come sottolineano gli autori, “la ricerca di base è cruciale“. Tuttavia, per avanzare in questo campo, è necessario disporre di modelli di labbra su cui lavorare in laboratorio.
“Il tessuto delle labbra umane non è ottenibile regolarmente“, afferma Martin Degen, uno degli autori dello studio, proveniente dal Laboratorio di biologia molecolare orale dell’ateneo svizzero. “Senza queste cellule, è impossibile imitare le caratteristiche delle labbra in vitro“. Gli esperti illustrano che una soluzione potrebbe essere rappresentata dalle cellule labiali “immortalizzate“, le quali possono essere coltivate in laboratorio. In pratica, gli scienziati modificano l’espressione di alcuni geni, permettendo a queste cellule di continuare a riprodursi anche quando normalmente raggiungerebbero la fine del loro ciclo di vita.
Questa prova di concetto, una volta ampliata, potrebbe apportare benefici a migliaia di pazienti, come prospettano i ricercatori. “Il labbro è una caratteristica molto evidente del nostro viso – osserva Degen – qualsiasi difetto in questo tessuto può essere altamente deturpante“. Fino ad ora, però, mancavano modelli di cellule labiali umane per lo sviluppo di trattamenti. Grazie alla collaborazione con la Clinica universitaria di chirurgia pediatrica dell’Ospedale universitario di Berna, “siamo stati in grado di cambiare la situazione, utilizzando tessuto labiale che altrimenti sarebbe stato scartato“.