Siamo dentro un’emergenza sanitaria, ma nessuno ne parla: ecco di cosa si tratta

È un problema che richiede un cambiamento di mentalità collettivo e una risposta istituzionale decisa
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Mentre il mondo era concentrato sulla pandemia di Covid-19, un’altra emergenza sanitaria cresceva sotto traccia: l’antibiotico resistenza. Nonostante il problema sia ben noto alla comunità scientifica da decenni, continua a ricevere poca attenzione da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica. Questa crisi rappresenta una delle più grandi minacce per la salute globale, con implicazioni che superano di gran lunga i confini nazionali. In Italia, il fenomeno è particolarmente preoccupante: con 12.000 decessi annui causati da infezioni resistenti agli antibiotici, il nostro Paese registra un terzo dei decessi totali in Europa, che si attestano a 35.000. Questo dato impressionante non è solo una statistica: è la prova concreta che il nostro sistema sanitario, già in difficoltà, non è adeguatamente attrezzato per affrontare questa crisi. Se non agiamo subito, il costo in termini di vite umane, risorse economiche e pressione sul sistema sanitario sarà devastante.

Un nemico invisibile: che cos’è l’antibiotico resistenza e perché ci riguarda tutti

L’antibiotico resistenza si verifica quando i batteri sviluppano la capacità di resistere ai farmaci progettati per eliminarli, rendendo le infezioni batteriche sempre più difficili, se non impossibili, da trattare. Questo fenomeno non è un’eventualità futura, ma una realtà che stiamo già vivendo. Malattie un tempo facilmente curabili con una semplice prescrizione di antibiotici – come infezioni urinarie, polmoniti o ferite infette – stanno diventando sempre più complesse e richiedono terapie lunghe, costose e spesso inefficaci.

A differenza di altre emergenze sanitarie, l’antibiotico resistenza agisce lentamente e silenziosamente, accumulando i suoi effetti nel tempo. Ogni utilizzo improprio degli antibiotici – come somministrarli per infezioni virali come l’influenza, interrompere una terapia prima del termine o prescriverli senza un reale bisogno – contribuisce a rafforzare i batteri resistenti. Il fenomeno è tanto insidioso perché non colpisce solo chi abusa direttamente degli antibiotici: i batteri resistenti si diffondono nell’ambiente, negli ospedali, nelle comunità, creando un rischio collettivo.

Perché l’Italia è al centro della crisi

L’Italia è uno dei Paesi europei più colpiti dall’antibiotico resistenza, una triste leadership che affonda le radici in una serie di problematiche strutturali e culturali. Nel nostro Paese, l’uso degli antibiotici è tra i più alti in Europa, sia nel settore umano che in quello veterinario. Secondo i dati riportati durante la puntata di FarWest, il 35% dei decessi europei attribuibili a infezioni resistenti agli antibiotici si verifica in Italia, un dato che rappresenta un campanello d’allarme per l’intero sistema sanitario.

Le cause di questa situazione sono molteplici. Innanzitutto, c’è una cultura radicata di abuso degli antibiotici. Molti italiani continuano a richiederli per malattie virali come raffreddori o influenze, nonostante siano del tutto inefficaci in questi casi. Questa pratica non solo non cura la malattia, ma contribuisce alla selezione naturale di batteri resistenti. A questo si aggiunge una scarsa educazione sanitaria: la maggior parte dei cittadini non è consapevole dei rischi associati a un uso scorretto degli antibiotici, né delle gravi implicazioni che questo comportamento ha per la salute pubblica.

Un altro problema cruciale è rappresentato dall’insufficienza di politiche nazionali per monitorare e ridurre l’uso degli antibiotici. Mentre in Paesi come la Svezia esistono strategie rigorose per controllare la prescrizione di questi farmaci, in Italia le misure adottate sono spesso frammentarie e poco incisive. Questa mancanza di coordinamento sta aggravando una situazione già critica, lasciando il nostro Paese in balia di un problema che richiederebbe una risposta sistemica e urgente.

Dottoressa Viola: educare è la chiave per combattere la resistenza

Durante la puntata, la professoressa Antonella Viola, patologa presso l’Università di Padova, ha ribadito l’importanza di un uso responsabile degli antibiotici. “Beh, allora gli antibiotici vanno usati solo quando c’è un’infezione di tipo batterico e sotto prescrizione medica per i tempi giusti,” ha spiegato, sottolineando come la prescrizione casuale o l’interruzione precoce delle terapie siano tra i principali fattori che favoriscono l’antibiotico resistenza.

Viola ha poi aggiunto: “Perché interrompere la terapia antibiotica è pericoloso? Perché può favorire appunto i meccanismi di antibiotico resistenza. Gli antibiotici non servono assolutamente a quando invece abbiamo un virus. Quindi, nel caso dell’influenza, vanno evitati.” Le sue dichiarazioni evidenziano un nodo cruciale: l’antibiotico resistenza non è solo una questione clinica, ma anche un problema educativo e culturale. Sensibilizzare i cittadini sull’uso corretto degli antibiotici potrebbe ridurre significativamente la diffusione del fenomeno.

Un problema invisibile: batteri che sfuggono al controllo

Un momento particolarmente significativo della puntata è stato quello in cui, presso il laboratorio dell’Ospedale Galeazzi di Milano, è stata mostrata la resistenza dei batteri agli antibiotici. I test hanno rivelato come alcuni ceppi batterici siano ormai in grado di sopravvivere anche ai farmaci più potenti, lasciando poche o nessuna opzione terapeutica disponibile.

Questa realtà ha conseguenze devastanti: le infezioni resistenti agli antibiotici richiedono ospedalizzazioni più lunghe, trattamenti più complessi e spesso meno efficaci. Il carico economico e logistico che queste infezioni impongono agli ospedali è immenso, ma la vera tragedia è rappresentata dalle vite perse. Pazienti con infezioni che un tempo erano trattabili si trovano oggi senza cure efficaci, trasformando le sale degli ospedali in campi di battaglia contro un nemico che abbiamo contribuito a creare.

Cosa possiamo fare per fermare questa crisi?

La lotta contro l’antibiotico resistenza non è una battaglia che si può vincere solo negli ospedali o nei laboratori. È una sfida collettiva che richiede il coinvolgimento di cittadini, medici, istituzioni e industrie farmaceutiche. Tra le azioni più urgenti da intraprendere vi sono:

  • Educazione e sensibilizzazione: La popolazione deve essere informata sui rischi legati all’uso improprio degli antibiotici. Campagne pubbliche potrebbero fare la differenza nel modificare comportamenti dannosi.
  • Controlli rigorosi: È necessario un monitoraggio più stretto delle prescrizioni mediche, per assicurarsi che gli antibiotici vengano somministrati solo quando effettivamente necessari.
  • Ricerca e innovazione: Con sempre meno antibiotici efficaci disponibili, è urgente investire nello sviluppo di nuovi farmaci e alternative terapeutiche.
  • Strategie nazionali: L’Italia deve adottare un piano nazionale organico per affrontare l’antibiotico resistenza, seguendo l’esempio di Paesi che hanno ottenuto risultati concreti con politiche mirate.

La crisi sanitaria

L’antibiotico resistenza è una crisi che non possiamo più permetterci di ignorare. Ogni anno, 12.000 italiani perdono la vita a causa di infezioni resistenti, e questo numero è destinato a crescere se non agiamo subito. Come ha sottolineato la professoressa Viola, “Usare gli antibiotici solo quando servono è fondamentale, perché ogni utilizzo scorretto favorisce la resistenza.” È un problema che richiede un cambiamento di mentalità collettivo e una risposta istituzionale decisa.

La lezione che dovremmo trarre è chiara: l’inerzia è il peggior alleato del problema. Ignorare questa emergenza sanitaria significherebbe condannare migliaia di vite ogni anno. Agire ora è l’unica opzione che abbiamo.

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