“Rimuovere un defibrillatore è una follia e non credo che quello inserito oggi al calciatore Bove sarà rimosso perché parliamo di prevenzione secondaria”. Così all’Adnkronos Salute Massimo Grimaldi, presidente designato dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) e direttore di Cardiologia dell’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari), sull’operazione per l’inserimento di un defibrillatore al calciatore della Fiorentina Edoardo Bove. “Se il ragazzo avesse avuto un arresto cardiaco provocato da una causa non removibile con certezza, il defibrillatore è l’unica strada ed è il protocollo che sarebbe seguito in ogni caso, al di là del fatto che sia giovane e atleta – precisa Grimaldi – Va impiantato con una indicazione assoluta perché è un dispositivo per la prevenzione secondaria, ovvero il defibrillatore non previene l’evento, ma lo può risolvere quando accade”.
Le parole del cardiochirurgo Chiariello
L’impianto del defibrillatore sottocutaneo amovibile a cui è stato sottoposto oggi il calciatore della Fiorentina Edoardo Bove “non prevede un grosso intervento. E’ abbastanza semplice, possiamo anche considerarlo ‘di routine’“. La questione però, trattandosi di un giovane atleta, è il ritorno in campo che “a mio avviso non è praticabile, non solo a livello agonistico”. A dirlo all’Adnkronos Salute è il cardiochirurgo Luigi Chiariello, già docente di Cardiochirurgia all’Università di Tor Vergata di Roma, che nel 2012 operò al cuore Papa Benedetto XVI.
Per Chiariello, visto che si è deciso di impiantare il defibrillatore, “anche se non conosco il caso in maniera specifica, vuol dire che siamo di fronte a una condizione abbastanza seria. C’è un’aritmia pericolosa. In questo contesto non credo che nessun medico possa certificare per il ritorno in campo, almeno nel campionato italiano” dove con il defibrillatore cardiaco impiantabile (Icd) non è consentito giocare.
Per il cardiochirurgo, “non è normale che un ragazzo di 22 abbia quel tipo di malore. La sua è un’aritmia, da quanto si può dedurre dalle notizie diffuse, pericolosa per la vita, quindi certamente non può fare agonismo se non vuole mettere a rischio la vita. Non si può giocare a calcio con un defibrillatore in corpo”. Questo dispositivo, chiarisce, “può salvarlo se ha un’aritmia pericolosa: dà una scossa elettrica e riconverte il battito in ritmo normale, ma non si può rischiare portando il corpo a situazioni fortemente stressanti, come avviene in una partita di calcio”, conclude Chiariello.
Gli aggiornamenti
Entro fine settimana, fra giovedì e sabato, Edoardo Bove potrà finalmente lasciare l’ospedale di Careggi dove si trova ricoverato dalla sera del 1° dicembre quando fu colpito da un malore in campo, al minuto 17 di Fiorentina-Inter. Stando a quanto appreso l’intervento (considerato ormai di routine) è riuscito e così Bove potrà tornare a breve a casa, non prima di fermarsi al Viola Park per salutare e abbracciare il tecnico Raffaele Palladino e i compagni di squadra che da subito gli sono stati vicini, insieme ai genitori Giovanni e Tanya e alla fidanzata Martina. Secondo il protocollo sanitario l’impianto del defibrillatore è necessario per essere dimesso dall’ospedale.
Intanto pure Luciano Spalletti ha voluto inviare oggi un messaggio a Bove: ”andrò a trovarlo presto, non voglio pensare al suo futuro incerto perché lui è un ragazzo eccezionale da tutti i punti di vista – ha dichiarato il ct a margine dell’inaugurazione della mostra ‘Sfumature di Azzurro’ curata dalla Figc insieme al Museo del calcio di Coverciano – Come tanti altri giovani era nel mirino della Nazionale pertanto spero che completi questo suo percorso per vederlo di nuovo allenarsi”.