Come ormai tutti sappiamo, si è conclusa in tragedia la ricerca di Luca Perazzini e Cristian Gualdi, i due alpinisti romagnoli dispersi sul Gran Sasso dal 22 dicembre. I loro corpi sono stati rinvenuti venerdì 27 dicembre nel Vallone dell’Inferno, lungo il canalone Moriggia-Acitelli. I due, rispettivamente di 42 e 48 anni, erano partiti domenica mattina da Fonte Cerreto, salendo con la prima corsa della funivia di Campo Imperatore. Con piccozza e ramponi avevano raggiunto la Sella di Monte Aquila, il Sassone e il canale della Direttissima, una delle vie invernali più conosciute per arrivare ai 2912 metri del Corno Grande. Tuttavia, ciò che doveva essere un’escursione impegnativa ma appassionante si è trasformato in una tragedia a causa di un’improvvisa bufera di neve.
Le previsioni del tempo lasciavano sperare in condizioni stabili, con nubi in aumento solo nel pomeriggio. In realtà, già intorno alle 11:30 il Corno Grande è stato colpito da una tempesta con venti violenti e visibilità quasi nulla. Anche altri alpinisti presenti in zona sono stati sorpresi dal brusco peggioramento. Perazzini e Gualdi, dopo aver raggiunto la vetta, hanno deciso di ripercorrere la Direttissima in discesa. Tuttavia, alla base del canale, un errore di valutazione si è rivelato fatale.
Invece di proseguire verso destra, come richiede il percorso corretto, hanno scavalcato una forcella e imboccato il canalone sbagliato, caratterizzato da ripide scarpate di roccia, neve e ghiaccio. Quando è stato lanciato l’allarme, intorno alle 15, i due si trovavano già in difficoltà avanzate. Uno dei due era scivolato, ferendosi gravemente e perdendo uno scarpone. Le comunicazioni con il Soccorso Alpino si sono interrotte poco dopo a causa delle batterie esaurite dei cellulari, rendendo impossibile localizzarli immediatamente.
Le operazioni di ricerca sono state ostacolate per giorni dalle avverse condizioni meteo, ma quando finalmente il cielo si è aperto, il drammatico epilogo è stato confermato. La comunità di Sant’Arcangelo di Romagna, da cui provenivano entrambi, è sotto shock e piange due uomini accomunati dalla passione per la montagna. Questa tragedia ricorda quanto la montagna, con la sua bellezza e i suoi pericoli, richieda rispetto, preparazione e un’attenzione costante alle mutevoli condizioni ambientali.