Mais, anatre e antiche civiltà: la sorprendente agricoltura pre-coloniale della Bolivia che sfida la storia

Il mais, che oggi è uno degli alimenti più consumati al mondo, aveva un ruolo fondamentale nella dieta delle popolazioni Casarabe
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Le terre che oggi conosciamo come il bacino amazzonico, e in particolare la regione boliviana, hanno ospitato popolazioni antiche con una sorprendente conoscenza della gestione agricola e animale molto prima dell’arrivo degli spagnoli. Una recente ricerca pubblicata su Nature Human Behaviour ha messo in luce pratiche agricole sofisticate e una relazione intenzionale con gli animali, in particolare con le anatre muscovine, che risalgono a oltre 1.300 anni fa, ben prima della colonizzazione. I risultati di questo studio gettano nuova luce sulla storia delle antiche popolazioni Casarabe e sulla loro interazione con l’ambiente circostante, suggerendo che la gestione agricola e l’allevamento degli animali erano parte integrante della loro vita quotidiana.

Le scoperte archeologiche e le analisi isotopiche

La ricerca, condotta da Tiago Hermenegildo e dai suoi colleghi, si è concentrata sull’analisi di resti umani e animali provenienti dal sito archeologico di Llanos de Mojos, una regione della Bolivia famosa per i suoi imponenti tumuli monumentali e che ha ospitato la cultura Casarabe. Gli studiosi hanno esaminato i resti di 86 individui, appartenenti sia a uomini che a donne, e di 68 animali, tra cui mammiferi, rettili, uccelli e pesci, databili tra il 700 e il 1400 d.C. Le analisi isotopiche sui resti hanno rivelato un dato sorprendente: il mais, o granturco, era un alimento comune per gli abitanti di questa regione ben prima dell’arrivo degli spagnoli nel continente.

Il mais come alimento base

Il mais, che oggi è uno degli alimenti più consumati al mondo, aveva un ruolo fondamentale nella dieta delle popolazioni Casarabe. Le analisi isotopiche condotte sugli esseri umani hanno mostrato una presenza costante di mais tra gli alimenti consumati, suggerendo che questa coltura fosse una delle principali fonti di nutrimento per queste antiche civiltà. Secondo la ricerca, l’apice del consumo di mais è avvenuto tra il 700 e l’800 d.C., periodo in cui la coltivazione di mais si è stabilizzata come parte integrante della dieta locale.

Ma ciò che rende particolarmente interessante questa scoperta è il legame tra il mais e l’allevamento delle anatre muscovine. Gli studiosi hanno osservato che queste anatre non solo vivevano nell’area, ma venivano intenzionalmente alimentate con mais. Questo comportamento evidenzia un’importante interazione tra gli esseri umani e gli animali, suggerendo che la gestione delle risorse agricole e la cura degli animali andassero di pari passo. Le analisi suggeriscono che l’allevamento delle anatre muscovine, con alimentazione a base di mais, fosse già una pratica consolidata nell’800 d.C., sebbene il legame con il mais si sia intensificato ulteriormente nei secoli successivi.

Il ruolo della cultura Casarabe nella diffusione dell’agricoltura

Le scoperte suggeriscono che il mais fosse già coltivato nell’Amazzonia boliviana prima dell’emergere della cultura Casarabe nel 500 d.C. Tuttavia, la sua diffusione e la centralità nella dieta di questa popolazione sembrano essere strettamente legate all’espansione della cultura Casarabe stessa. Il mais, infatti, divenne una delle principali colture agricole che supportarono la crescita della civiltà, fungendo da pilastro per il sostentamento della comunità e per lo sviluppo di pratiche agricole complesse. La ricerca non solo ha rivelato il ruolo cruciale del mais, ma ha anche sollevato il sospetto che la diversificazione agricola dei Casarabe si sia accelerata dopo l’800 d.C., periodo in cui si nota una riduzione del consumo di mais, suggerendo che queste popolazioni abbiano iniziato a integrare altre colture o a intraprendere scambi commerciali con popolazioni vicine.

Un legame con la sostenibilità e la biodiversità

Questa nuova comprensione delle pratiche agricole pre-coloniali boliviane suggerisce una gestione più complessa e sostenibile dell’ambiente rispetto a quanto si pensava in precedenza. I Casarabe non solo coltivavano il mais, ma lo utilizzavano anche per nutrire animali come le anatre muscovine, un chiaro esempio di un’agricoltura integrata, dove colture e allevamenti si supportano reciprocamente. Sebbene questa pratica possa sembrare sorprendente, è un riflesso di una profonda conoscenza ecologica che risale a secoli fa, ben prima della colonizzazione europea, e che potrebbe fornire spunti importanti per la gestione sostenibile delle risorse naturali nelle società moderne.

La misteriosa fine della cultura Casarabe

Nonostante il successo nella gestione agricola e animale, la cultura Casarabe subì un graduale declino. Le ricerche isotopiche mostrano un progressivo calo della produzione di mais dopo l’800 d.C., il che potrebbe indicare un cambiamento nelle condizioni climatiche, una modifica delle pratiche agricole o l’emergere di nuovi fattori socio-politici che influenzarono la popolazione. Tuttavia, la cultura Casarabe ha lasciato un’impronta duratura sulla regione, testimoniata dai grandi tumuli monumentali e dalle tracce della loro agricoltura e gestione animale, che oggi rappresentano una delle chiavi per comprendere la storia delle prime società complesse nel bacino amazzonico.

Un modello di connessione tra uomo e natura

Questa ricerca non solo getta nuova luce sulle pratiche agricole e sull’allevamento animale delle popolazioni precolombiane della Bolivia, ma anche sulla loro capacità di interagire con l’ambiente in modo sostenibile e consapevole. L’alimentazione delle anatre muscovine con mais e l’importanza del mais come coltura alimentare sono esempi di come la gestione agricola fosse intimamente legata alla gestione degli animali, formando un sistema agro-alimentare integrato che ha contribuito al benessere di queste antiche popolazioni. Le scoperte di Hermenegildo e colleghi rappresentano un importante passo in avanti nella comprensione delle società precolombiane dell’Amazzonia, ponendo le basi per future ricerche che potrebbero svelare ulteriori misteri sulla loro evoluzione e sulle loro pratiche ambientali.

Le scoperte degli scienziati non solo ci aiutano a capire meglio come queste civiltà abbiano vissuto e prosperato, ma ci ricordano anche l’importanza di riscoprire e preservare i legami tra uomo e natura, un modello che potrebbe essere essenziale per affrontare le sfide ambientali contemporanee.

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