Il 2024, che probabilmente sarà l’anno più caldo mai registrato sulla Terra, è stato segnato da diverse siccità devastanti nel Mediterraneo, in Ecuador, Brasile, Marocco, Namibia e Malawi, che hanno causato incendi e carenze idriche e alimentari. Secondo l’ONU, le siccità record sul pianeta stanno diventando una “nuova normalità” che costringe i leader a “ripensare radicalmente” il modo in cui le gestiscono. L’ONU ha lanciato un atlante mondiale su questo tema nel primo giorno di un vertice delle Nazioni Unite sulla desertificazione (COP16) in corso in Arabia Saudita.
Ogni anno, la siccità colpisce direttamente 55 milioni di persone e costituisce “uno dei rischi più costosi e mortali a livello mondiale”, si legge nell’atlante pubblicato dalla Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD) in collaborazione con il Centro di ricerca scientifica della Commissione europea (JRC). Gli impatti della siccità sono “meno visibili e attirano meno attenzione di eventi improvvisi come inondazioni e terremoti”, ma non vanno sottovalutati: attraverso un effetto domino, la siccità costituisce un “fenomeno sistemico” che colpisce molteplici settori, come l’agricoltura, l’approvvigionamento energetico, il commercio e la navigazione, minacciando al contempo la salute degli ecosistemi e delle persone.
Includendo i loro effetti indiretti, che sono “talvolta difficili da stimare e prevedere”, nel 2022 e nel 2023 hanno colpito 1,84 miliardi di persone, di cui circa l’85% vive in Paesi a basso e medio reddito, secondo l’atlante, basato su un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato alla fine del 2023.
I rischi della siccità
L’atlante descrive il rischio di siccità a livello globale nel clima presente e futuro, tenendo anche in considerazione i possibili impatti nei diversi sistemi e settori socio-economici, dall’agricoltura alla produzione di energia idroelettrica, dalla navigazione fluviale alla biodiversità. Attraverso decine di mappe, infografiche e casi di studio, l’atlante intende mostrare “come i rischi di siccità siano interconnessi (…) e come possano avere effetti a cascata, alimentando disuguaglianze e conflitti e minacciando la salute pubblica”, spiega un comunicato stampa. Ad esempio, la siccità può ridurre la produzione di energia idroelettrica, con conseguente aumento dei prezzi dell’energia o interruzioni di corrente. Se ciò accade durante un’ondata di calore, può portare a un aumento dei ricoveri e dei decessi a causa della mancanza di ventilazione o di aria condizionata.
“Approcci proattivi e lungimiranti alla gestione del rischio”
L’atlante mira anche a incoraggiare i leader pubblici e privati “a ripensare radicalmente il modo in cui prendono le decisioni e gestiscono i rischi della siccità”, afferma Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo dell’UNCCD, che terrà la COP16 a Riyadh dal 2 al 13 dicembre.
La siccità “non è semplicemente l’assenza di pioggia, neve o umidità del suolo”, ma piuttosto “il risultato di una combinazione di variabilità climatica naturale, cambiamenti climatici indotti dall’uomo e cattiva gestione delle risorse idriche e del territorio da parte dell’uomo”, si legge nel rapporto dell’UNCCD. E “nonostante l’entità della minaccia”, la loro gestione “è sotto finanziata”, sottolinea il rapporto. “Per raggiungere la resilienza è necessaria una cooperazione senza precedenti tra settori e Paesi”, conclude l’atlante, che chiede “approcci proattivi e lungimiranti alla gestione del rischio”, in particolare nei settori della gestione delle acque, delle pratiche agricole innovative e dei sistemi di allerta precoce.