Un nuovo rapporto dell’ONU (“The Global Threat of Drying Lands: Regional and global aridity trends and future projections”), presentato alla COP16 a Riyadh, evidenzia che il 77,6% delle terre emerse è diventato più secco tra il 1990 e il 2020 rispetto ai 3 decenni precedenti. Le aree aride si sono espanse di circa 4,3 milioni di km², coprendo ora il 40,6% della superficie terrestre, esclusa l’Antartide. Circa il 7,6% delle terre globali è passato oltre le soglie di aridità, trasformandosi in aree secche. Questo fenomeno, diverso dalla siccità temporanea, rappresenta un cambiamento permanente che minaccia l’agricoltura, gli ecosistemi e le comunità locali.
Le regioni più colpite includono quasi tutta l’Europa (95,9%), parti degli Stati Uniti occidentali, il Brasile, l’Asia orientale e l’Africa centrale. Solo il 22,4% delle terre ha registrato condizioni più umide. Se non si ridurranno le emissioni di gas serra, entro il 2100 un ulteriore 3% delle aree umide potrebbe diventare arido. Questo aggraverebbe le sfide per i 2,3 miliardi di persone già residenti in zone aride.
La desertificazione, legata al degrado delle terre secche, minaccia la stabilità ecologica e il benessere umano. Le proiezioni più pessimistiche indicano che fino a 5 miliardi di persone potrebbero vivere in aree aride entro la fine del secolo, affrontando scarsità idrica, suoli degradati ed ecosistemi impoveriti. Questa tendenza impone interventi globali per contrastare l’aridità e garantire soluzioni adattive e sostenibili.