Un evento meteorologico insolito e pericoloso ha colpito la Valle d’Aosta e le alte valli di confine del Torinese nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 2025. Un fronte caldo, parte di una perturbazione che interessava l’Europa centrale, ha portato aria calda in quota, accompagnata da miti correnti di Libeccio. Questo fenomeno ha causato precipitazioni sparse nella zona centro-occidentale della Valle d’Aosta e, in misura minore, nelle valli torinesi di confine.
La situazione è stata caratterizzata da un marcato aumento delle temperature al di sopra dei 2.000 metri di altitudine, dovuto al flusso di correnti sud-occidentali. Contemporaneamente, nei fondovalle alpini persisteva uno strato di aria particolarmente fredda. Questa combinazione di fattori ha creato le condizioni ideali per la formazione di un fenomeno meteorologico tanto raro quanto pericoloso: la pioggia congelantesi, nota anche come gelicidio.
Il gelicidio si è manifestato in alcune valli interne, dove la precipitazione è rimasta allo stato liquido nonostante la temperatura dell’aria negli strati più bassi fosse ben al di sotto dello zero. Al contatto con il suolo gelido, la pioggia si è istantaneamente solidificata, formando uno strato di ghiaccio di circa un centimetro su tutte le superfici esposte.
Il meccanismo alla base di questo fenomeno è legato al processo di sopraffusione, in cui l’acqua rimane liquida anche a temperature inferiori a 0°C, mantenendo questa condizione fino al contatto con il suolo o altri oggetti.
Le condizioni necessarie per il gelicidio richiedono una configurazione atmosferica particolare. In quota deve essere presente uno strato di aria calda, con temperature superiori allo zero, mentre vicino al suolo deve persistere uno strato di aria fredda, con temperature negative. In questa situazione, le precipitazioni iniziano in forma di neve dalle nubi più alte, attraversano lo strato caldo dove si sciolgono diventando pioggia, e infine cadono attraverso lo strato freddo. Durante quest’ultimo passaggio, le gocce non riescono a ricongelarsi in aria e si solidificano soltanto al momento dell’impatto con superfici gelide.
Il gelicidio lascia dietro di sé uno strato di ghiaccio trasparente e uniforme, noto come “vetrone” o “vetriore”. Questo rivestimento, per quanto affascinante dal punto di vista visivo, rappresenta una seria minaccia. La sua estrema scivolosità rende strade e marciapiedi pericolosi sia per i pedoni che per i veicoli, aumentando il rischio di incidenti. Inoltre, il peso del ghiaccio può causare gravi danni alla vegetazione e alle infrastrutture, con rami di alberi che si spezzano e linee elettriche che crollano, portando a frequenti interruzioni di energia. I trasporti, sia su strada che su rotaia, subiscono notevoli disagi, con blocchi e rallentamenti dovuti alle condizioni avverse.
È importante distinguere il gelicidio da altri fenomeni invernali. Diversamente dalla brina, che si forma attraverso la condensazione dell’umidità direttamente sulle superfici fredde, o dalla galaverna, che deriva dalla solidificazione di goccioline d’acqua sospese nell’aria, il gelicidio implica un processo molto più dinamico e complesso. Non va confuso neanche con la grandine o la neve bagnata, che cadono già in forma solida o semi-solida.