Migliorare l’accuratezza dei modelli di previsione sui cambiamenti climatici per il Sud del mondo integrando i dati ricavati da antichi documenti dell’800 come quelli redatti dai missionari: è quanto è stato fatto da un team di ricercatori guidato dalla McGill University. I loro risultati sono stati pubblicati sulla rivista Climate of the Past. Gli autori del nuovo studio hanno trovato il modo di integrare i dati di archivi di missionari presenti in Tanzania risalenti al XIX secolo con i dati attuali sul clima dello stato africano. Ne è emersa una rilevante maggiore accuratezza dei modelli di previsione dei cambiamenti climatici basati sulle due tipologie dei dati, rispetto ai modelli addestrati sui soli dati contemporanei.
I ricercatori hanno esaminato i dati climatici storici per le città di Ujiji, Tabora e Mpwapwa nella Tanzania centrale tra il 1856 e il 1890. Sono tutte a una latitudine simile, con stagioni delle piogge di durata simile e in mesi simili. Nei diari e nelle lettere studiate dai ricercatori, gli europei avevano documentato diverse condizioni climatiche, tra cui la variabilità delle piogge, i periodi di siccità, le inondazioni e i raccolti, nonché le condizioni dei pascoli e dei campi. Le informazioni sono state sufficienti, per il periodo dal 1856 al 1890, a fornire un quadro delle tendenze climatiche a lungo termine, soprattutto se combinate e integrate con i dati contemporanei già modellati.
Melissa Lazenby, climatologa dell’Università del Sussex e coautrice dell’articolo, ha dichiarato: “aggiungendo e integrando i dati documentali ai dati del modello climatico, questa ricerca fornisce un quadro più solido e credibile di ciò che è accaduto in tali regioni in passato. Ciò aiuta quindi a verificare i modelli climatici su questa regione e può aiutare a fornire proiezioni future più accurate e credibili”.