Il 2025 si prospetta come un altro anno di sfide climatiche significative, con eventi meteorologici estremi e cambiamenti climatici che continuano a influenzare il pianeta. L’esperienza recente mostra quanto questi fenomeni possano avere conseguenze devastanti, sia in termini di vite umane che di costi economici. Nel solo 2024, i disastri meteorologici negli Stati Uniti hanno causato oltre 400 morti e perdite superiori ai 100 miliardi di dollari, con un totale di 17 eventi meteorologici estremi, quattro cicloni tropicali, un incendio boschivo e due tempeste invernali. Questa tendenza riflette un panorama globale in cui i cambiamenti climatici stanno rimodellando le dinamiche atmosferiche.
Uno dei principali elementi chiave per comprendere i modelli climatici globali è l’Oscillazione Meridionale El Niño (ENSO). Questo fenomeno, legato alle temperature dell’oceano nel Pacifico centrale ed orientale, può alterare significativamente i modelli meteorologici, provocando condizioni più calde e secche o, al contrario, più fredde e umide. Attualmente, le previsioni indicano una bassa probabilità di un ritorno a El Niño nei primi mesi del 2025, con un possibile aumento durante l’estate. Questo cambiamento potrebbe avere implicazioni su scala globale, influenzando la stagione degli uragani, i modelli di siccità e persino le temperature medie annuali.
L’inverno appena trascorso è stato il più caldo mai registrato negli Stati Uniti, con una media di 3 °C sopra la norma. Città come Minneapolis, Philadelphia e New York hanno sperimentato meno nevicate rispetto al solito, con piogge più frequenti. Questo fenomeno non è isolato, ma parte di una tendenza più ampia: dal 1970 al 2024, le temperature invernali negli Stati Uniti sono aumentate in media di 2,2°C, con ondate di freddo sempre più brevi e meno intense. L’ulteriore riscaldamento degli inverni potrebbe ridurre ancora di più la probabilità di nevicate consistenti e modificare gli ecosistemi in modo significativo.
Anche la stagione degli uragani nell’Atlantico merita attenzione. Nel 2024 si sono formate 18 tempeste denominate, 11 delle quali sono diventate uragani e cinque hanno raggiunto la categoria di uragani maggiori. Questo è ben al di sopra della media storica, che prevede 14 tempeste denominate, sette uragani e tre uragani maggiori. Con il riscaldamento degli oceani, è probabile che queste tendenze si intensifichino, rendendo ogni stagione più imprevedibile e potenzialmente devastante.
Un altro elemento cruciale è rappresentato dalle condizioni di siccità e incendi nell’Ovest degli Stati Uniti. Sebbene il 2024 sia stato caratterizzato da un’attività ridotta grazie a inverni più umidi, circa il 35% della regione rimane in condizioni di siccità.
Le prospettive per il 2025
Le prospettive per il 2025 dipenderanno fortemente dai modelli di precipitazione nei primi mesi dell’anno, che potrebbero influenzare significativamente il rischio di incendi boschivi durante l’estate.
Infine, il 2025 potrebbe rappresentare un ulteriore anno di record per le temperature globali. Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, con un’anomalia di temperatura globale tra 1,5 e 1,6 °C sopra i livelli preindustriali, superando il record del 2023. Sebbene alcuni scienziati prevedano un lieve raffreddamento nel 2025 a causa di un possibile passaggio a un modello La Niña, le temperature globali dovrebbero rimanere ben al di sopra delle medie storiche, continuando a evidenziare l’urgenza di affrontare il cambiamento climatico.
In questo contesto, il 2025 si configura come un altro anno cruciale per monitorare e mitigare gli impatti di un clima in continua evoluzione. Gli eventi meteorologici estremi non sono più un’eccezione, ma una realtà crescente che richiede risposte coordinate e strategie sostenibili a livello globale.