Geo-localizzati metalli cruciali per la transizione green: lo studio

Lo studio suggerisce la necessità di cercare nuove risorse green di diversa formazione in aree ancora esplorate
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I ricercatori australiani della Macquarie University avrebbero geo-localizzati alcuni metalli, tra cui rame, elementi di terre rare e cobalto, cruciali per la transizione verso un’economia verde. Lo studio, pubblicato oggi sulla rivista Nature, oltre a dare possibili indicazioni sul posizionamento di questi metalli, suggerisce la necessità di cercare nuove risorse green di diversa formazione in aree ancora esplorate, per completare le preziose informazioni sui meccanismi di accumulo di metalli cruciali ai margini dei vecchi nuclei dei continenti, cioè nelle parti più spesse e a forma di ciotola delle placche tettoniche.

“Le fusioni che si formano sotto i centri di ubicazione di questi metalli fluiranno verso l’alto e verso l’esterno in direzione dei bordi, aree in cui dunque si concentra l’attività vulcanica“, dichiara il Dottor Chunfei Chen, esperto nello studio dell’evoluzione terrestre.

Precedenti esperimenti ad alta pressione condotti dai ricercatori avrebbero dimostrato che le prime fusioni che si sono verificate a circa 200 chilometri di profondità erano molto ricche di carbonato ma molto meno di silice rispetto alla maggior parte delle fusioni di rocce. Gli attuali esperimenti sembrano sostenere che queste fusioni perdano via via silice, diventando quasi completamente di carbonato puro nel corso del loro movimento verso l’alto e verso l’esterno sotto i nuclei continentali. La correlazione con questi metalli cruciali sembrerebbe risiedere proprio nel cambiamento della composizione della fusione.

“Le fusioni iniziali possono trasportare molti metalli cruciali e zolfo“, chiarisce il Professor Stephen Foley della School of Natural Sciences di Macquarie, “tuttavia i nostri risultati mostrano che questi vengono rilasciati dalla fusione quando perde silice, in quanto metalli critici e lo zolfo si concentrano e si posizionano in modo lineare attorno ai bordi di spessi nuclei continentali”.

La ricerca conferma anche che i campioni di mantello portati in superficie dai vulcani in queste aree contengono più zolfo e rame rispetto a quelli rilevati in altre sedi nei continenti. Questo lavoro spiegherebbe anche alcune recenti osservazioni di ricercatori dell’Australian National University e di Geoscience Australia secondo cui i metalli critici si accumulano attorno ai bordi dei nuclei dei continenti, rendendo queste aree fulcro di future attività di esplorazione.

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