Il cervello non invecchia tutto insieme: scoperto un “punto caldo”

"Questi risultati forniscono una mappa estremamente dettagliata delle cellule cerebrali che possono essere maggiormente colpite dall'invecchiamento"
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Il cervello, al contrario di quanto si possa pensare, non invecchia uniformemente. Una nuova ricerca ha identificato un “punto caldo” che risente dell’invecchiamento più di qualsiasi altra parte del cervello: si tratta dell’ipotalamo. Questo fenomeno è stato osservato in studi sui topi ed è stato reso noto grazie a un lavoro pubblicato sulla rivista Nature, condotto dall’Istituto Allen di Seattle con il supporto del National Institutes of Health (NIH).

L’ipotalamo, la regione situata alla base del cervello, è quella che appare più vulnerabile all’invecchiamento. È in questa zona che i ricercatori hanno riscontrato la riduzione delle capacità funzionali dei neuroni e un incremento delle infiammazioni. Questo studio si è concentrato sull’analisi genetica di cellule cerebrali di topi sia giovani che anziani, esplorando 16 aree che rappresentano il 35% del volume cerebrale complessivo. I risultati hanno messo in evidenza come l’invecchiamento colpisca in modo particolare i neuroni coinvolti in funzioni vitali come l’apprendimento, la memoria, il metabolismo, il riconoscimento degli odori, l’assunzione di cibo e l’omeostasi energetica.

I ricercatori, guidati da Hongkui Zeng, suggeriscono che l’invecchiamento cerebrale sia correlato anche a fattori legati a dieta e stile di vita. “La nostra ipotesi è che questi tipi di cellule stiano diventando meno efficienti nell’integrare i segnali provenienti dall’ambiente o da ciò che consumiamo“, ha spiegato Kelly Jin, prima autrice dello studio. “Questa perdita di efficienza – ha aggiunto – contribuisce in qualche modo a ciò che conosciamo come invecchiamento nel resto dell’organismo“.

I ricercatori si preparano ora a sviluppare strategie alimentari e approcci terapeutici che possano mantenere il cervello sano in età avanzata. A commento di questi risultati, Richard J. Hodes, direttore dell’Istituto Nazionale sull’Invecchiamento dei NIH, ha sottolineato: “Questi risultati forniscono una mappa estremamente dettagliata delle cellule cerebrali che possono essere maggiormente colpite dall’invecchiamento“, il quale rappresenta “il fattore di rischio più importante per la malattia di Alzheimer e per molti altri devastanti disturbi cerebrali“. Hodes ha aggiunto che la nuova mappa potrebbe “fornire una guida per lo sviluppo di nuovi trattamenti per le malattie cerebrali legate all’invecchiamento“.

Il prossimo passo per gli scienziati sarà quello di approfondire le implicazioni di questa scoperta e sviluppare soluzioni che possano contribuire a rallentare l’invecchiamento cerebrale e migliorare la qualità della vita nelle fasi avanzate dell’esistenza.

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