Il Mediterraneo prosciugato: la catastrofe che plasmò la storia geologica

La chiusura di questi corridoi isolò il Mediterraneo, trasformandolo rapidamente in un ambiente ipersalino. L’evaporazione intensa, non bilanciata da nuove immissioni d’acqua, provocò una riduzione drastica del livello del mare
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Circa sei milioni di anni fa, uno degli eventi geologici più drammatici e ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi trasformò radicalmente il bacino del Mar Mediterraneo: la cosiddetta “Crisi di salinità del Messiniano”. Questo fenomeno, verificatosi durante il Neogene, fu determinato dalla chiusura delle connessioni tra il Mediterraneo e l’Oceano Atlantico, in seguito a importanti movimenti geodinamici che sollevarono le aree iberico-marocchine. All’epoca, lo Stretto di Gibilterra non esisteva, e il Mediterraneo comunicava con l’Atlantico attraverso due passaggi: il “Corridoio rifeano”, situato nell’attuale Marocco, e il “Corridoio betico”, posto nella parte meridionale della Penisola Iberica.

La chiusura di questi corridoi isolò il Mediterraneo, trasformandolo rapidamente in un ambiente ipersalino. L’evaporazione intensa, non bilanciata da nuove immissioni d’acqua, provocò una riduzione drastica del livello del mare, lasciando dietro di sé enormi depositi di sale e gesso. Molte aree del bacino mediterraneo assunsero l’aspetto di vaste distese desertiche, con un ambiente del tutto ostile alla vita marina. Parallelamente, l’abbassamento del livello di base causò l’erosione fluviale, portando alla formazione di profondi canyon lungo i letti dei fiumi.

Crisi del Mediterraneo

Dal punto di vista paleoambientale, l’evento rappresentò una vera e propria catastrofe per gli ecosistemi marini. Molte specie non sopravvissero a queste condizioni estreme. Tuttavia, per la fauna terrestre, l’isolamento del Mediterraneo aprì nuove possibilità di colonizzazione. Con il bacino quasi prosciugato, le specie terrestri poterono raggiungere regioni precedentemente inaccessibili, come alcune isole, dando origine a processi evolutivi unici. La Sardegna e altre isole mediterranee furono probabilmente popolate in questa fase dagli antenati di rettili e mammiferi che, nel tempo, si sono evoluti in forme distinte, alcune delle quali oggi sono note solo attraverso i fossili.

Con l’inizio del Pliocene, circa 5,3 milioni di anni fa, un evento di proporzioni eccezionali segnò la fine della crisi: la riapertura della connessione tra l’Atlantico e il Mediterraneo attraverso lo Stretto di Gibilterra. Si ritiene che questo abbia generato un’immensa cascata d’acqua che inondò rapidamente il bacino mediterraneo, riportandolo a condizioni marine normali in tempi geologicamente brevi. Questo ripristino permise il ritorno di ecosistemi marini stabili e favorì nuove dinamiche evolutive che plasmarono la biodiversità del Mediterraneo come lo conosciamo oggi.

La “Crisi di salinità del Messiniano” non solo ha lasciato tracce tangibili nei sedimenti del bacino mediterraneo, ma ha anche modellato il paesaggio e gli ecosistemi, influenzando profondamente l’evoluzione delle specie e contribuendo alla ricchezza geologica e biologica della regione.

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