In Italia, la correlazione tra un basso livello di istruzione e la diffusione di superstizioni e credenze popolari è un tema che solleva interrogativi interessanti, supportati da dati concreti. Nel 2023, solo il 30,6% dei giovani italiani tra i 25 e i 34 anni aveva conseguito un diploma di istruzione terziaria, un dato significativamente inferiore alla media europea del 43,1%. Questa percentuale colloca l’Italia al penultimo posto tra i paesi dell’Unione Europea, superando solo la Romania. Inoltre, il tasso di abbandono scolastico precoce si attesta ancora al 10,5%, sopra la media UE del 9,5% e lontano dall’obiettivo comunitario del 9% fissato per il 2030.
Parallelamente, il radicamento delle superstizioni e delle credenze popolari rimane una caratteristica distintiva della cultura italiana. Queste credenze, spesso tramandate da generazioni, spaziano dall’evitare di passare sotto una scala al considerare sfortunato rompere uno specchio, fino a pratiche scaramantiche come toccare ferro o invocare protezioni contro il malocchio. Sebbene molte di queste tradizioni abbiano origini storiche e culturali, continuano a influenzare aspetti della vita quotidiana, dalle decisioni personali alle interazioni sociali.
Un’istruzione più elevata potrebbe offrire strumenti utili a sviluppare il pensiero critico e a mettere in discussione credenze non supportate da evidenze scientifiche. Sebbene non si possa stabilire una relazione causale diretta, è plausibile che un livello di istruzione più basso favorisca la persistenza di queste credenze. Tuttavia, il fenomeno non si limita alla sfera educativa: fattori culturali e sociali giocano un ruolo altrettanto determinante.
Anche i media contribuiscono a mantenere viva la popolarità delle superstizioni. La diffusione di oroscopi, la presenza di figure come maghi e veggenti e l’ampia offerta di contenuti legati a pratiche esoteriche alimentano un ciclo di domanda e offerta che rafforza l’interesse collettivo per queste tradizioni. La loro continua esposizione nei mezzi di comunicazione contribuisce a normalizzarle, rendendole parte integrante del panorama culturale italiano.
Nonostante queste tendenze, l’Italia resta un paese con una straordinaria eredità scientifica e culturale. Il cambiamento di credenze radicate richiede tempo e un approccio multifattoriale che vada oltre il miglioramento dei livelli di istruzione. Serve un lavoro più ampio che coinvolga anche l’educazione informale, il ruolo delle istituzioni culturali e la responsabilità dei media.
Il caso italiano evidenzia la complessità del rapporto tra istruzione, cultura e tradizione, offrendo spunti di riflessione su come fattori storici e sociali continuino a plasmare le credenze di una società. Mentre si lavora per innalzare i livelli educativi e ridurre le disparità con il resto d’Europa, sarà interessante osservare se questo cambiamento avrà un impatto sulla persistenza delle superstizioni, simbolo di un’Italia che, tra innovazione e tradizione, continua a vivere in equilibrio tra passato e futuro.