L’intelligenza artificiale come alleata nella prevenzione del suicidio

Il modello è stato testato in tre cliniche neurologiche e ha offerto un interessante spunto di riflessione
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Un innovativo sistema sviluppato dai ricercatori del Vanderbilt University Medical Center, negli Stati Uniti, potrebbe rappresentare una nuova frontiera nella prevenzione del suicidio. Utilizzando l’intelligenza artificiale, il modello ideato aiuta i medici a identificare i pazienti a rischio di suicidio con maggiore precisione. I dettagli della ricerca sono stati recentemente pubblicati su JAMA Network Open, una delle riviste mediche più prestigiose.

Ogni anno, negli Stati Uniti, circa 14,2 persone su 100.000 perdono la vita per suicidio, rendendo questa causa l’undicesima più frequente nel Paese. Le stime indicano che ben il 77% delle persone che si tolgono la vita sono entrate in contatto con i servizi di cure primarie nell’anno precedente la loro morte. Questo dato ha reso evidente l’urgenza di migliorare gli strumenti di valutazione del rischio suicidio. Il sistema sviluppato, noto come Vanderbilt Suicide Attempt and Ideation Likelihood Model (VSAIL), analizza i dati provenienti dalle cartelle cliniche elettroniche per calcolare la probabilità che un paziente possa compiere un gesto estremo nel giro di 30 giorni.

Il modello è stato testato in tre cliniche neurologiche e ha offerto un interessante spunto di riflessione. Sono stati messi a confronto due approcci per sollecitare l’esecuzione degli screening: da un lato, l’invio di avvisi automatici che interrompono il flusso di lavoro del medico; dall’altro, un sistema più passivo che mostra il rischio direttamente nella cartella clinica. I risultati sono stati inequivocabili: gli avvisi automatici hanno avuto un impatto molto maggiore, spingendo i medici a condurre la valutazione del rischio nel 42% dei casi, rispetto al misero 4% registrato con il sistema passivo. Più di 7.700 pazienti sono stati coinvolti nello studio, con l’invio di 596 segnalazioni di screening. Durante il periodo di monitoraggio, nessuno dei pazienti ha tentato il suicidio, un dato che ha sorpreso positivamente gli esperti coinvolti nel progetto.

Colin Walsh, primo autore dello studio, ha commentato i risultati: “Il sistema automatizzato ha segnalato solo l’8% circa di tutte le visite dei pazienti per lo screening. Questo approccio selettivo rende più fattibile l’implementazione di iniziative di prevenzione del suicidio da parte di cliniche molto impegnate”. Sebbene le notifiche automatiche abbiano avuto il merito di incoraggiare gli screening, gli autori del lavoro hanno evidenziato una possibile controindicazione. La frequenza delle interruzioni potrebbe, infatti, avere un impatto negativo sul carico di lavoro dei medici. Per questo motivo, il team di ricerca ha sottolineato la necessità di ulteriori studi per affrontare in modo più approfondito questo aspetto.

Gli esperti, in conclusione, hanno aggiunto: “I sistemi sanitari devono bilanciare l’efficacia degli avvisi di interruzione con i loro potenziali svantaggi. Ma questi risultati suggeriscono che il rilevamento automatico del rischio, combinato con avvisi ben progettati, potrebbe aiutarci a identificare un maggior numero di pazienti che necessitano di servizi di prevenzione del suicidio.”

Questo studio promette di aprire nuove strade nella lotta contro uno dei problemi di salute pubblica più gravi, offrendo un valido strumento per i medici impegnati nella prevenzione del suicidio. L’intelligenza artificiale, dunque, si conferma un alleato prezioso anche in questo delicato ambito.

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