Le valanghe sono uno dei pericoli più insidiosi per chi frequenta le montagne durante la stagione invernale. Ogni anno, il rischio legato alle masse nevose che si staccano improvvisamente aumenta, creando pericoli tanto per le persone quanto per le infrastrutture. La gestione di questo rischio è essenziale, e tra le tecniche utilizzate, il monitoraggio delle valanghe gioca un ruolo fondamentale. I ricercatori dell’Istituto Fraunhofer per la fisica ad alta frequenza e le tecniche radar (Fraunhofer FHR) stanno sperimentando un approccio innovativo che potrebbe rivoluzionare il settore: il radar passivo, che sfrutta i segnali emessi da mega-costellazioni satellitari come Starlink e OneWeb. Questo metodo potrebbe essere la chiave per rilevare valanghe in modo più efficiente e in regioni remote dove le tradizionali infrastrutture di monitoraggio non sono disponibili.
L’importanza del monitoraggio delle valanghe
Durante l’inverno, la gestione del rischio valanghe è cruciale. Le valanghe si formano quando il manto nevoso diventa instabile a causa di accumuli e variazioni di temperatura, minacciando la sicurezza delle persone in montagna. Per affrontare questo rischio, una delle misure adottate è quella di eseguire detonazioni controllate che scatenano valanghe in modo prevedibile. Queste esplosioni sono progettate per liberare il manto nevoso in modo sicuro, evitando che si formino valanghe incontrollate in momenti imprevedibili. Tuttavia, resta sempre una domanda fondamentale: la valanga si è realmente innescata come previsto?
Questa domanda è fondamentale per la sicurezza, ma il monitoraggio in tempo reale delle valanghe non è sempre facile, specialmente in ambienti montuosi remoti dove la visibilità è ridotta e le condizioni meteo avverse complicano ulteriormente le operazioni. Le soluzioni tradizionali, come l’uso di cavi meccanici che rilevano il distacco della neve o elicotteri che sorvolano l’area, sono efficaci ma presentano limiti evidenti. I cavi devono essere ritensionati dopo ogni valanga, mettendo a rischio la vita dei tecnici, mentre gli elicotteri possono volare solo in condizioni atmosferiche favorevoli, e le tecnologie radar attive richiedono licenze di trasmissione.
Il radar passivo: un’alternativa innovativa
Il radar passivo emerge come un’alternativa molto promettente. A differenza dei radar attivi tradizionali, che emettono segnali elettromagnetici per rilevare oggetti, il radar passivo non genera segnali propri. Invece, sfrutta segnali esterni, come quelli delle comunicazioni satellitari o radio. Questo approccio ha numerosi vantaggi: è economico, richiede poca energia, è semplice da installare e non necessita di licenze di trasmissione, rendendolo particolarmente vantaggioso per l’utilizzo in regioni remote dove altre forme di monitoraggio non sono praticabili.
“Poiché il radar passivo non richiede un’antenna trasmittente e ha bisogno di meno componenti, è più economico e più facile da mettere in funzione. Può essere facilmente installato senza licenza“, afferma il dott. Diego Cristallini, Group Leader presso Fraunhofer FHR.
Tuttavia, una delle principali sfide del radar passivo è che, nelle regioni montuose remote, i segnali radio non sono sempre disponibili. Per superare questo problema, il team di Fraunhofer FHR ha trovato una soluzione: l’utilizzo delle mega-costellazioni satellitari, come quelle fornite da Starlink e OneWeb, che offrono una copertura globale a banda larga.
Le mega-costellazioni satellitari come chiave del successo
Le mega-costellazioni satellitari rappresentano una risorsa fondamentale per il radar passivo. I satelliti in orbita bassa (LEO), come quelli di Starlink, sono ideali per il rilevamento di fenomeni come le valanghe. Questi satelliti orbitano a una distanza relativamente breve dalla Terra, riducendo così la latenza e migliorando la velocità di comunicazione. L’enorme numero di satelliti in orbita permette una copertura continua, garantendo che, non appena un satellite esce dalla portata, un altro prenda il suo posto, permettendo così un monitoraggio costante senza interruzioni.
“Stiamo parlando del SAR (radar ad apertura sintetica), che consente di registrare immagini di regioni montuose remote che vanno ben oltre il rilevamento“, spiega il dottor Cristallini. Utilizzando questi segnali, il radar passivo può produrre immagini bidimensionali della superficie terrestre, che forniscono informazioni utili per rilevare le valanghe.
Le simulazioni e i test sul campo
Per testare l’efficacia del radar passivo, i ricercatori hanno condotto una serie di simulazioni utilizzando i dati topografici delle montagne. L’obiettivo era verificare se i segnali satellitari di Starlink potessero effettivamente rilevare e confermare l’attività di una valanga dopo una detonazione controllata. Le simulazioni hanno dato risultati promettenti, suggerendo che questa tecnologia avrebbe potuto funzionare anche in scenari reali.
Per confermare ulteriormente i risultati teorici, il team ha condotto test pratici. In una ex miniera di basalto vicino alla città di Remagen, i ricercatori hanno utilizzato il sistema radar passivo per monitorare frane controllate, simulate attraverso l’uso di escavatori che riversavano il loro carico in un buco ancora aperto. Questi test hanno dimostrato che il radar passivo, utilizzando segnali provenienti da costellazioni satellitari come Starlink, è in grado di rilevare e confermare l’attività di una valanga in tempo reale.
“Sia le simulazioni che il test pratico hanno dimostrato che il radar passivo con segnali provenienti da mega-costellazioni satellitari è adatto per rilevare e confermare le valanghe“, riassume il dott. Cristallini.
Implicazioni future per la sicurezza
La possibilità di rilevare valanghe in modo rapido ed efficiente, anche in zone montuose remote, ha implicazioni enormi per la sicurezza. Il radar passivo potrebbe ridurre significativamente i rischi legati al monitoraggio delle valanghe, fornendo un sistema di allerta precoce che non dipenda dalle condizioni meteorologiche o dalla presenza di infrastrutture di monitoraggio fisiche. Questo approccio potrebbe anche ridurre i costi operativi legati al monitoraggio, in quanto non richiede infrastrutture complesse o personale costantemente in loco.
Inoltre, l’uso di tecnologie come il radar passivo potrebbe essere applicato anche in altri contesti, come la protezione civile, l’osservazione del territorio e la gestione di altre tipologie di rischi naturali. Il fatto che queste tecnologie possano operare anche in regioni remote dove altre forme di monitoraggio non sono possibili rappresenta un grande passo avanti per la sicurezza globale.
Il radar passivo rappresenta una vera e propria innovazione nel campo del monitoraggio delle valanghe. Grazie all’utilizzo dei segnali delle mega-costellazioni satellitari come Starlink e OneWeb, questa tecnologia è in grado di rilevare valanghe in tempo reale, anche in aree remote e prive di infrastrutture terrestri. Se i test futuri confermeranno questi risultati, il radar passivo potrebbe diventare uno strumento indispensabile per la gestione del rischio valanghe, aprendo nuove opportunità per la protezione delle persone e delle infrastrutture montane. Con il continuo sviluppo di tecnologie spaziali e radar, il futuro del monitoraggio delle valanghe sembra essere sempre più sicuro ed efficiente.