Dal mese di dicembre un grave incidente ecologico ha colpito lo stretto di Kerch, tra la Russia e la Crimea, dove 2 petroliere russe sono affondate a causa di una tempesta. Le navi trasportavano 9.200 tonnellate di olio combustibile pesante (HFO), una sostanza altamente inquinante e particolarmente difficile da bonificare. Attualmente, circa il 26% del carico è fuoriuscito in mare, scatenando una marea nera che si diffonde lentamente ma inesorabilmente.
L’olio combustibile pesante, noto per la sua densità elevata e la viscosità simile al catrame, non galleggia in superficie come altri tipi di petrolio, ma tende a affondare o a rimanere sospeso nelle acque, rendendo difficile la sua rimozione. La mancanza di una tecnologia efficace per smaltirlo in acqua impone il ricorso a metodi più laboriosi.
Questo incidente è il primo a coinvolgere olio combustibile pesante di grado M100, prodotto principalmente in Russia e Kazakistan. La sua bonifica, già complicata dalle caratteristiche chimiche del carburante, è ulteriormente ostacolata dalle condizioni meteo avverse e dal comportamento del carburante in acqua, che non evapora facilmente né si disperde con l’uso di disperdenti.