Squali del Mediterraneo: metà delle specie a rischio estinzione

"Gli squali fanno parte dell'ecosistema marino da milioni di anni, con una storia evolutiva che precede i dinosauri"
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Una nuova ricerca pubblicata su Biological Conservation evidenzia la grave minaccia che incombe sugli squali e le razze del Mar Mediterraneo. Con oltre metà delle 80 specie presenti a rischio di estinzione, la pesca eccessiva, quella illegale e le catture accidentali restano i principali responsabili del declino. Lo studio, condotto da Lydia Koehler e Jason Lowther dell’Università di Plymouth, analizza le misure legislative di conservazione adottate nei 22 Paesi mediterranei. Dai dati emerge che sono state implementate oltre 200 misure di protezione, ma con profonde differenze di efficacia. I Paesi dell’Unione europea, in particolare la Spagna, si distinguono per un maggior impegno, mentre quelli non UE mostrano lacune significative.

Gli squali fanno parte dell’ecosistema marino da milioni di anni, con una storia evolutiva che precede i dinosauri. Esistono oltre 1.000 specie di elasmobranchi in tutto il mondo e svolgono una varietà di ruoli ecologici, sia come predatori apicali che mantengono sane le popolazioni di specie preda, sia come fonte di cibo per altri predatori. Tuttavia, molte specie di squali del Mediterraneo hanno subito un drastico declino negli ultimi decenni e oltre la metà delle specie è minacciata di estinzione, in gran parte a causa della pesca eccessiva e delle pressioni correlate, come le catture accidentali. Trovare modi efficaci per conservarle è quindi di importanza cruciale”, ha sottolineato Koehler, docente associata e membro della Commissione mondiale per il diritto ambientale (WCEL) dell’IUCN.

Lowther, professore associato di diritto, ha evidenziato differenze sostanziali negli sforzi dei Paesi per la conservazione degli squali: “Ciò può essere legato all’accesso alle risorse, alle competenze e alle capacità disponibili e alla volontà generale di sviluppare e attuare misure alla luce di altre pressioni concorrenti. Il raggiungimento di risultati positivi per queste specie richiede non solo il sostegno dei governi, ma anche una volontà politica sostenuta attraverso i periodi elettorali e un impegno costante a lungo termine per guidare il cambiamento. Richiede anche l’integrazione delle comunità della regione mediterranea e il nostro parere è che questo lavoro rappresenti un punto di partenza in questo processo”.

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