Clima, Legambiente: “crollo ghiacciaio in Svizzera altro campanello d’allarme”

Legambiente ricorda che "il rapido ritiro dei ghiacciai, causato dal riscaldamento globale, sta generando situazioni di instabilità e rischio crescente"
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Il crollo del ghiacciaio Birch, avvenuto ieri sopra il villaggio alpino di Blatten (Lötschen), nel Canton Vallese, rappresenta un campanello d’allarme per tutti i territori alpini e richiama con forza l’urgenza di rafforzare le politiche di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica nelle aree montane, ma anche nei territori a valle”. Questo il commento di Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, secondo cui “per contrastare una crisi climatica che corre veloce e che non conosce confini, servono azioni urgenti e immediate e una governance europea dei ghiacciai con una maggiore cooperazione internazionale tra ricercatori, società civile e istituzioni insieme a campagne di informazione e sensibilizzazione, da affiancare ai preziosi monitoraggi in quota che nel caso del ghiacciaio Birch hanno permesso di prendere misure precauzionali evacuando la popolazione locale e il bestiame già il 19 maggio”.

“Secondo gli ultimi studi scientifici l’Europa Centrale, con Alpi e Pirenei, si stanno riscaldando a una velocità circa doppia rispetto al resto del mondo e fenomeni come fusioni dei ghiacciai, frane e colate detritiche sono in aumento. Per questo è urgente intervenire al più presto come ci ricorda anche l’Onu nell’anno internazionale dei ghiacciai e su cui non sono ammessi più ritardi”, aggiunge.

Legambiente ricorda che “il rapido ritiro dei ghiacciai, causato dal riscaldamento globale, sta generando situazioni di instabilità e rischio crescente“. Frane, alluvioni e nuovi movimenti di massa si verificano sempre più spesso nelle aree deglaciate, coinvolgendo anche la parte inferiore delle valli e mettendo a rischio popolazioni, infrastrutture e biodiversità.

La Carovana dei ghiacciai 2024

Legambiente lo ha toccato con mano anche la scorsa estate con la sua campagna nazionale ‘Carovana dei ghiacciai 2024’. Tra i ‘giganti bianchi’ più in sofferenza nel 2024 c’è l’Adamello che ha registrato una perdita di spessore nel settore frontale di 3 metri ed effetti della fusione fino a 3100 metri di quota. In espansione i collassi circolari dovuti alla contrazione della massa glaciale.

Situazione non buona anche per il ghiacciaio del Careser (Gruppo Ortles—Cevedale) con 190 centimetri in media di perdita di spessore, e in Alto Adige i Ghiacciai della Vedretta Lunga (Val Martello) e della Vedretta di Ries (Valle Aurina) con una perdita di spessore sulle lingue tra il metro e mezzo e i due metri.

Così come preoccupa l’aumento degli eventi meteo estremi in quota: 146 quelli registrati lo scorso anno, da gennaio a dicembre 202, sull’arco alpino.

“Approccio integrato e transnazionale alla prevenzione”

Per questo, sottolinea Legambiente, “è fondamentale adottare anche un approccio integrato e transnazionale alla prevenzione come ci ricorda la Convenzione delle Alpi. In quest’ottica, è importante definire anche Linee guida panalpine per la gestione dei rischi naturali nelle aree glaciali e deglaciali, fondate su conoscenze scientifiche condivise e strategie coordinate tra Stati, Regioni e comunità locali. Lo studio di queste dinamiche non può limitarsi ai ghiacciai in sé, ma deve estendersi alle zone instabili che essi lasciano dietro di sé – come morene, rock glacier e versanti in frana – per elaborare scenari evolutivi e soluzioni concrete di adattamento”. “Investire in prevenzione significa salvaguardare il futuro delle comunità alpine, della loro economia e del loro patrimonio ambientale“, spiega l’associazione.

Appello che Legambiente lancia anche in vista della VI edizione di Carovana dei ghiacciai 2025, la sua campagna nazionale con la quale da 6 anni monitora i ghiacciai alpini in alta quota in Italia e all’estero.