Brucia il polmone verde del mondo. Brucia. Mentre il mondo corre veloce e si accorge appena del suo urlo disperato, delle fiamme, degli animali carbonizzati, dei tanti impauriti. A poco vale la dichiarazione dello stato di emergenza di Amazonas per il crescente numero di incendi, a poco valgono gli appelli internazionali: sembra essere arrivati a un punto di “quasi” non ritorno. Le fiamme hanno letteralmente devastato la foresta, principale patrimonio naturale della Terra, dove risiedono più di 40.000 specie animali e svariate piante.
Da Gennaio gli incendi sono stati 72.000 mila, e quasi 10.000 solo nell’ultima settimana, come spiega l’agenzia spaziale brasiliana (Inpe) alla Bbc. Si tratta di numeri imbarazzanti per la specie che dovrebbe essere la più evoluta della terra, l’uomo: si conta un incremento dei roghi pari all’84% con delle conseguenze che potrebbero avere delle proporzioni planetarie.
Secondo uno studio dell’Università dell’Oklahoma pubblicato sulla rivista accademica Nature Sustainability e ripresa dall’edizione brasiliana della Bbc la deforestazione in Amazzonia sarebbe doppia rispetto a quella registrata dall’Istituto nazionale di ricerca spaziale (Inpe). Secondo gli scienziati dell’universita’ statunitense, tra il 2000 e il 2017 l’Amazzonia brasiliana ha perso circa 400 mila chilometri quadrati di area verde, pari al territorio della Germania.
Si conta solo nell’ultimo anno un aumento della deforestazione del 15%, con 5.054 Kmq di area disboscata. Solo a luglio 2019 la deforestazione nell’Amazzonia legale è stata del 66% superiore rispetto a luglio 2018, raggiungendo 1.287 chilometri quadrati. L’area dell’Amazzonia legale è compresa tra nove stati brasiliani: Acre, Amapà, Amazonas, Parà, Rondonia, Roraima e parte degli stati di Mato Grosso, Tocantins e Maranhao.
Di chi è la responsabilità?
Subito dopo la diffusione dei dati relativi all’incremento degli incendi e all’aumento della deforestazione, il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, ha criticato duramente il presidente dell’Inpe, Ricardo Galvao, per aver divulgato i dati che mostrano una preoccupante accelerazione nel processo di deforestazione dell’Amazzonia, accusando Galvao di essere un “bugiardo al servizio di qualche Ong”, e affermando che la deforestazione deve essere combattuta non facendo “campagna contro il Brasile“, dal momento che la diffusione di dati allarmanti “danneggia” il paese.
Nel dibattito è intervenuta anche l’organizzazione non governativa Greenpeace, che ha denunciato come le politiche attuate dal governo brasiliano di Jair Bolsonaro stiano distruggendo l’Amazzonia. L’Ong riporta i dati dei rilevamenti satellitari e acquatici dell’agenzia spaziale statunitense Nasa e dell’Inpe. Il coordinatore delle politiche pubbliche di Greenpeace, Marcio Astrini, ha pesantemente criticato la condotta del governo, che in una conferenza stampa ha screditato gli istituti che hanno effettuato le ricerche e contestato i dati della deforestazione. “Il presidente e tre ministri hanno criticato le prove scientifiche per un’ora e hanno cercato di mascherare la realta’. Inoltre, non hanno fornito alcuna soluzione concreta al vero problema della deforestazione”, ha detto Astrini.
“Bolsonaro sta favorendo un progetto anti-ambientale nel paese, che ha eliminato la capacità del Brasile di combattere la deforestazione e favorisce coloro che commettono crimini ambientali. Ora, di fronte alle conseguenze delle sue decisioni, cerca di nascondere la verità e incolpare gli altri. I numeri della deforestazione sono cosi’ gravi che parlano da soli. Mentire aumentera’ solo il danno al paese”, ha aggiunto.
Per Bolsonaro “le Ong ambientaliste sono responsabili degli incendi”
Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha insinuato che le Ong ambientaliste potrebbero essere responsabili dell’ondata di incendi forestali che ha colpito il paese, con un aumento dell’82% dal primo gennaio al 18 agosto rispetto allo stesso periodo del 2018, secondo un rilevamento della Globo News, e il 52% degli incendi concentrati nell’Amazzonia, secondo dati ufficiali dell’Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali (Inpe), responsabile del monitoraggio satellitare delle foreste del colosso latinoamericano.
“E’ opera dell’uomo”
“Non c’è niente di anomalo con il clima quest’anno o con le precipitazioni nell’area amazzonica, che sono solo di poco inferiori alla media. La stagione secca crea le condizioni favorevoli per l’utilizzo e la propagazione del fuoco, ma appiccare un incendio è opera dell’uomo, che sia intenzionalmente o accidentalmente”, ha spiegato Alberto Setzer, ricercatore INPE.