Il Coronavirus stravolge anche la Pasqua: niente lavanda dei piedi né cortei, ma la data è confermata

Il card. Robert Sarah ha emanato un decreto "In tempo di Covid-19" in cui sono indicati tutti i cambiamenti necessari a causa dell’emergenza sanitaria
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Il 12 aprile si festeggerà la Pasqua. In molti temevano che la data sarebbe cambiata a seguito dell’emergenza coronavirus che sta vivendo l’Italia, altri auspicavano che potesse essere posticipata. Invece la data della Pasqua rimane invariata, anche se l’emergenza stravolgerà riti e liturgie. Il card. Robert Sarah, prefetto del Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, ha emanato un decreto “In tempo di Covid-19” in cui sono indicati tutti i cambiamenti necessari a causa dell’emergenza sanitaria in atto.

“Nel difficile tempo che stiamo vivendo a motivo della pandemia di Covid-19, considerando il caso di impedimento a celebrare la liturgia comunitariamente in chiesa come da indicazioni dei Vescovi per i territori di loro competenza, sono giunte a questa Congregazione istanze concernenti le prossime festivita’ pasquali. Al riguardo si offrono indicazioni generali ed alcuni suggerimenti ai Vescovi”, si legge nel decreto, diffuso dalla stesso card. Sarah sul suo profilo Twitter. Circa la data della Pasqua, si rileva che, “cuore dell’anno liturgico, la Pasqua non e’ una festa come le altre: celebrata nell’arco di tre giorni, il Triduo Pasquale, preceduta dalla Quaresima e coronata dalla Pentecoste, non puo’ essere trasferita“. Sulla Messa crismale, “valutando il caso concreto nei diversi Paesi il Vescovo ha facolta’ di rimandarla a data posteriore”. Seguono le indicazioni per il Triduo Pasquale, in particolare “dove l’autorita’ civile ed ecclesiale ha dato restrizioni”: “i vescovi daranno indicazioni, concordate con la Conferenza Episcopale, affinche’ nella chiesa cattedrale e nelle chiese parrocchiali, pur senza la partecipazione fisica dei fedeli, il Vescovo e i parroci celebrino i misteri liturgici del Triduo Pasquale, avvisando i fedeli dell’ora d’inizio in modo che possano unirsi in preghiera nelle proprie abitazioni”. In questo caso “sono di aiuto i mezzi di comunicazione telematica in diretta”.

Il Giovedi’ Santo, “i sacerdoti della parrocchia possono concelebrare la Messa nella cena del Signore; si concede eccezionalmente a tutti i sacerdoti la facolta’ di celebrare in questo giorno, in luogo adatto, la Messa senza il popolo. La lavanda dei piedi, gia’ facoltativa, si omette. Al termine della Messa nella Cena del Signore si omette la processione e il Santissimo Sacramento si custodisce nel tabernacolo”. Il Venerdi’ Santo, “il Vescovo/il parroco celebra la Pasqua del Signore. Nella preghiera universale il Vescovo diocesano avra’ cura di stabilire una speciale intenzione per i malati, i morti, chi si trova in situazione di smarrimento”. La Veglia Pasquale, continua il decreto, “la si celebra solo nelle chiese cattedrali e parrocchiali, in misura della reale possibilita’ stabilita da chi di dovere. Per l”inizio della veglia o lucernario’ si omette l’accensione del fuoco, si accende il cero e, omessa la processione si esegue l’annunzio pasquale (Exsultet). Segue la ‘Liturgia della parola’. Per la ‘Liturgia battesimale’, soltanto si rinnovano le promesse battesimali. Quindi la ‘Liturgia eucaristica'”. Il decreto non contempla, ovviamente, i riti pasquali presieduti dal Papa, che saranno anch’essi senza la presenza di fedeli ma con un programma non ancora stabilito.

Infine, non si parla espressamente di Via Crucis, ma “le espressioni di pieta’ popolare e le processioni che arricchiscono i giorni della Settimana Santa e del Triduo Pasquale, a giudizio del Vescovo diocesano potranno essere trasferite in altri giorni convenienti, ad es. il 14 e 15 settembre”, rispettivamente solennita’ dell’Esaltazione della Santa Croce e dell’Addolorata.

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